‘L’8 marzo in arrivo non si preannuncia diverso da quelli del passato: mimose a iosa, cene e premi per sole donne, rinnovate bugie politiche su più lavoro e partecipazione al “secondo genere”. E’ quanto scrive in una nota il Presidente di Isidea – Rito Martinetti.
‘Intanto, nei luoghi decisionali si incrementa, indisturbata, la sovraesposizione maschile, come bene esemplificato delle recenti elezioni a sesso unico del consiglio e della giunta della Camera di Commercio di Benevento.
A livello regionale, addirittura si tiene congelato da mesi l’assessorato all’agricoltura pur di cercare di bypassare le sentenze di Tar e Consiglio di Stato, che obbligano il governatore della Campania a nominare altre donne in giunta.
Il sindaco Fausto Pepe, venuto meno alle promesse elettorali e dimezzata nel nuovo esecutivo la presenza femminile impostagli da due sentenze del Tar, ha pure tranquillamente accantonato l’invito al rispetto delle pari opportunità nella partecipata dei trasporti Amts, pervenutogli il 18 febbraio 2011 da parte del prefetto Michele Mazza, il quale gli rimarcava che era “tenuto a rimuovere la situazione di discriminazione ripristinando il rispetto delle norme”.
Accanto a questi esempi di politici che non aiutano l’inclusione delle donne, si registrano, per fortuna ma extra moenia, casi in aumento di sindaci e governatori che applicano addirittura la parità di genere nelle loro giunte.
Proprio in questi giorni è nata una iniziativa trasversale maschile, che non ha colore politico e che punta ad affermare una battaglia di civiltà: il principio di eguaglianza tra uomini e donne sancito dall’art. 51 della Costituzione, a cominciare dalla composizione del Parlamento.
Da noi, che fare? Non perdere mai l’attenzione sul problema e continuare, se necessario, a indignarsi e ad esprimere il proprio dissenso in piazza, sui giornali, online.
Per ISIDEA occorre, in particolare, appellarsi di più alla Consigliera provinciale di parità e chiedere ai rappresentanti politici, soprattutto a nominate in giunte e ad elette in consigli, di intervenire per il rispetto delle pari opportunità, senza timore di provocare danno di immagine al proprio partito di appartenenza.
E se l’ascolto manca, c’è sempre il Tar, dove si vince facilmente se, nel mentre, non si cambiano negli Statuti vigenti gli articoli già favorevoli ad un minimo garantito di rappresentanza delle donne’.