E’ stato scoperto stamani a Pontelandolfo il Monumento in bronzo del Maestro Mario Ferrante in memoria delle Vittime dell’Eccidio del 14 agosto 1861 consumato dall’Esercito italiano in quella città e a Casalduni.
Alla Cerimonia erano presenti: il presidente Aniello Cimitile della Provincia di Benevento che ha commissionato il Monumento; il sindaco della “Città Martire” Cosimo Testa, Autorità ed una grande folla.
Nell’ambito della stessa Cerimonia, il Consiglio Comunale di Pontelandolfo, su proposta del sindaco, ha conferito all’unanimità la Cittadinanza onoraria all’editorialista de “Il Corriere della sera” Gian Antonio Stella, che, con i suoi articoli, sul quotidiano più diffuso in Italia, ha contribuito in misura preponderante a far conoscere al grande pubblico gli eventi tragici di 151 anni or sono, allorché una colonna di Bersaglieri, forte di circa 900 uomini, mise a ferro e a fuoco Pontelandolfo e Casalduni, causando un numero tuttora imprecisato di vittime civili inermi, obbedendo a direttive precise ed inequivocabili impartite dal Luogotenente del Re, Enrico Cialdini, per la lotta al brigantaggio nelle regioni del Mezzogiorno.
Il Monumento in onore delle Vittime di Pontelandolfo è stato voluto dalla Provincia nell’ambito del Relazioni istituzionali per il 150° dell’istituzione della Provincia medesima e dell’Unità d’Italia – ha spiegato il presidente Cimitile nel suo discorso – perché sul Risorgimento sannita, in particolare, è caduto un silenzio incomprensibile che ha occultato ed oscurato molte verità.
“Non riesco ancora a spiegarmene le ragioni: è quasi come se il Sannio si sia vergognato di aver contribuito all’Unità d’Italia con i fatti di Torrecuso (2 settembre 1860) e con la stessa liberazione di Benevento dal potere papalino (il 3 successivo) ancor prima che Giuseppe Garibaldi entrasse in Napoli. Il Risorgimento e la sua spinta ideale propulsiva animata sui valori della libertà e della democrazia si spense subito in una fase discendente, che può definirsi come il “Risorgimento negato” nel corso della quale la nostra classe dirigente fu silente rispetto ai problemi sociali e civili del territorio (la mancata concessione delle terre ai contadini, su tutti) e alle vittime di Pontelandolfo e Casalduni, compresi quei liberali e garibaldini di provata fede che furono massacrati insieme a tante altre persone dall’Esercito sabaudo il 14 agosto 1861. E’ proprio per questo – ha continuato il presidente – che era necessario ricostruire alcuni tasselli fondamentale della nostra storia ed era necessario farlo qui, a Pontelandolfo, in una cittadina che conta più abitanti all’estero che in Patria. Occorre ridare pace e dignità ai morti. Pontelandolfo è stata distrutta tre volte, nel 1138, nel 1462, nel 1861: ma è sempre rinata. Io credo – ha concluso Cimitile – che attorno a questo Monumento Pontelandolfo ricostruirà il suo futuro”.
L’artista Mario Ferrante, nel suo discorso, ha sottolineato come nell’Opera, alta circa tre metri, egli abbia denunciato i fatti del 1861, onorato i morti, ma anche consegnato una immagine di speranza per il futuro. Come ha sottolineato Alberto Abbuonandi in un suo saggio critico, il contenuto della stele ruota intorno alla Torre, simbolo di antonomasia di Pontelandolfo, in una raffigurazione definita “solenne ed autoritaria” dal critico d’arte e maggiore della Finanza Massimo Rossi Ruben.
Il sindaco Testa ha sottolineato l’importanza storica per Pontelandolfo di questa giornata che cancella definitivamente la nomea di “Paese dei briganti” contro la quale si sono vanamente battuti per decenni amministratori e abitanti.
Definito un “Sacrario” il Monumento di Ferrante, capace di ridare pace ai morti, il sindaco Testa ha ringraziato il Cittadino onorario Gian Antonio Stella per aver dato il suo elevato contributo professionale, grazie ad una sua inchiesta pubblicata sul “Corriere”, alla lotta di Pontelandolfo per l’affermazione della verità storica e cioè che quello dell’Esercito regolare italiano contro cittadini italiani inermi fu, quel 14 agosto 1861, un Eccidio puro e semplice. Le scuse ufficiali dello Stato italiano, presentate il 14 agosto 2011 dal presidente del Comitato per le Celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, Giuliano Amato, a nome del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ed il nobile gesto del sindaco di Vicenza Achille Variati, venuto a Pontelandolfo lo scorso mese di agosto a chieder scusa per il massacro commesso dal colonnello vicentino Pier Eleonoro Negri, liberano Pontelandolfo, ha concluso Testa, dall’ingiusto e falso marchio d’infamia e costituiscono il viatico per costruire, attorno al titolo di “Città martire”, un nuovo futuro.
Stella, nel ringraziare la comunità di Pontelandolfo per l’onore conferitogli, ha voluto sottolineare come lui ami sinceramente l’Italia, ma da essa si sentiva tradito anche dal fatto che lo Stato non rispondesse alle cortesi e formali sollecitazioni della Comunità di Pontelandolfo per un gesto riparatore di quel massacro. Inoltre, ciò che maggiormente lo angustiava era che il reparto di soldati responsabile del massacro era al comando di un suo concittadino.