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Città Spettacolo, il 6 settembre Alessandro Bergonzoni al Teatro Romano

Scritto da il 22 agosto 2011 alle 19:34 e archiviato sotto la voce Attualità, Cultura & Spettacoli, Foto. Qualsiasi risposta puo´ essere seguita tramite RSS 2.0. Puoi rispondere o tracciare questa voce

Città Spettacolo, il 6 settembre Alessandro Bergonzoni al Teatro Romano

Il cartellone della prossima edizione del festival “Benevento Città Spettacolo”, diretto da Giulio Baffi, si arricchisce di un nuovo appuntamento: martedì 6 settembre alle ore 21.30, presso il Teatro Romano, andrà in scena lo spettacolo “Urge” con protagonista d’eccezione Alessandro Bergonzoni nella duplice veste di attore e regista (assieme a Riccardo Rodolfi).

“Urge” è un allestimento che già dal titolo vuole chiaramente segnalarci un’allerta, una necessità artistica senza sosta e senza indugi. Ma cosa “Urge” a Bergonzoni, che arriva a questo nuovo testo dopo il pluripremiato “Nel”? Sicuramente segnalarci delle differenze che, se trascurate, possono realmente cambiare il senso delle cose, come quella tra sogno e bisogno. Ma anche dimostrare che la comicità è fatta di materiali non solo legati all’evidente o al rappresentato. E, soprattutto, mostrare il suo “voto di vastità”: un vero e proprio canone artistico che lo obbliga a non distogliere mai gli occhi dal tutto. Un tutto composto dall’enormità e dall’invisibile, onirico, sciamanico e trascendentale. E in questo tutto è essenziale anche lo spazio scenico, firmato sempre da Bergonzoni, che ha curato anche la regia assieme a Riccardo Rodolfi.

Spiega quest’ultimo: “Se dovessi descrivere i punti dai quali siamo partiti per la genesi di questo spettacolo non avrei dubbi: l’urgenza, l’allerta, la necessità di non astenersi dal dire, la traiettoria che permette lo sconfinamento veloce da un territorio artistico conosciuto e praticato in direzione dei “vasti” spazi confinanti. Ma cosa, in definitiva, “Urge” a Bergonzoni? Sicuramente segnalarci delle differenze; quella mancanza di precisione nello sguardo del mondo che se trascurata può realmente cambiare il senso delle cose, quelle frettolose banalizzazioni che accomunano cose in realtà diversissime tra loro.

E anche dimostrare che la comicità è fatta di materiali non solo legati all’evidente o al rappresentato. Ma soprattutto mettere sotto gli occhi degli spettatori il suo “voto di vastità”: un vero e proprio canone artistico che lo obbliga, sia come uomo ma soprattutto come artista, a non distogliere mai gli occhi dal tutto: un tutto composto dall’enormità, dall’invisibile, dall’onirico, dallo sciamanico, dal trascendentale.

Un tutto che forzatamente non può non essere poi riversato anche sul palcoscenico per essere esibito con tutti i mezzi dell’arte autoriale prima ed attoriale poi. Ed anche oltre. La glossolalia non lo frena e gli “illuminati” sul fondo non lo irretiscono. Un tutto perturbante – conclude Rodolfi – che, forse, costringerà a considerare Bergonzoni non più solamente maestro di cerimonia di una liturgia comica ma anche strumento di correzione ottica per permettere di vedere meglio la vastità in cui siamo immersi”.

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