L’assessore alla Mobilità del Comune di Benevento, Giuseppe De Lorenzo, lamenta l’atteggiamento tenuto nei suoi confronti da Annamaria Villanacci, responsabile del Settore Servizi Sociali, a cui si era rivolto per una questione relativa alla sua cappella di famiglia al cimitero.
Riportiamo di seguito il documento:
‘Ho avuto l’opportunità , qualche giorno fa, di leggere sulla stampa locale un articolo, relativi al tema di palpitante attualità relativo ai suoli cimiteriali. La sola differenza che, in questa circostanza, è stata interessata la mia famiglia. Anche se, inizialmente, non era affatto mia intenzione intervenire, mio malgrado, in ultimo, mi vedo costretto a causa della vasta eco che la notizia ha avuto. Ciò al fine del sacro rispetto del vero. Bene. Ritengo innanzitutto doveroso precisare che non sia affatto mia intenzione muovere critiche sullo stato logistico in cui, oggi, il cimitero sia tenuto. Solo chi come me inizia la giornata recandosi, puntualmente ogni mattina, in visita ai propri defunti presso il sacro luogo, può essere, senza dubbio, assertore che, diversamente dal passato, il cimitero è mantenuto pulito e ben curato. Solo che, d’un tratto, per ragioni inspiegabili, senza prima procedere ad una attenta ed oculata politica di sviluppo, ci si sia incamminati sulla strada che prevede la concessione di suoli che ha, in ultimo, ingenerato un malcontento indescrivibile.
Questa è ormai storia quotidiana. E’ stato così che, pochi giorni fa, nel corso della mia visita quotidiana, dinanzi alla cappella della mia famiglia, ho visto due aree, già recintate, praticamente addossate, al punto da rendere oltremodo difficile l’accesso nella mia cappella. E’ da precisare che l’originario progetto, quando i miei congiunti, trentasei anni or sono, provvidero all’acquisto dell’area, stabiliva la costruzione di quattro edicole votive. Oggi, ne sono divenute cinque con l’aggravante che le altre due, anch’esse già costruite, non vengono scalfite da quella prevista in esubero. La sola a subirne i danni è quella della mia famiglia. Per non ingenerare discussioni, ho taciuto anche se, in tutta onestà , il tutto non mi apparisse giusto. Il problema, invece, giustamente, è sorto quando mio cugino, Nicola Babuscio, recandosi in visita ai nostri cari, presa visione dello sconcio, si è ribellato manifestando anche a me il suo disappunto. Non ho potuto che prenderne atto e poiché i fratelli Babuscio sono i soli parenti che ho della mia famiglia originaria che io, tra l’altro, considero fratelli, ho cercato di interessare gli organi competenti del Comune. Il tutto non già per avere una corsia preferenziale che, per carattere, malgrado i tempi in cui siamo costretti a vivere, ho sempre disdegnato, ma solo per giustizia. Parlare con il tecnico redattore del piano è stato un sogno. Il suo telefono, tra l’altro dell’ente, è risultato occupato per tre giorni. Quando,poi, ho tentato, con educazione e garbo, di parlare con la dirigente del settore, Annamaria Villanacci, senza neanche che quest’ultima prendesse contezza del problema, non ho avuto che risposte che a definire disdicevoli è ben poco. Il che, qualora ce ne sia bisogno, dimostra lo stato in cui, purtroppo, versa l’ente comunale. Se un dipendente ai tempi di altre amministrazioni avesse avuto l’ardire di rispondere con quel tono ad un assessore non so che cosa sarebbe successo. Ecco, in questa circostanza, ho ricordato il bel libro di Davide Lajolo dal titolo “Veder l’erba dalla parte delle radici”. Mi chiedo cosa succede quando un povero cittadino si trovi a vivere situazioni del genere. Il tutto è decisamente vergognoso. Io, per il ruolo che occupo, devo, purtroppo, accettare questa ingiustizia. I miei cugini, liberi di agire, domani presenteranno, ed a ragione, denuncia in Procura. E, poi, mi si permetta, parliamo di piani di recupero, piattaforme e già di là. Qui, oggi, non si ha rispetto neanche dei morti’.