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direttore Antonio De Cristofaro

Nomine interne al Pdl: lettera aperta di Pengue e Ceniccola al presidente Berlusconi

Scritto da il 29 giugno 2009 alle 13:08 e archiviato sotto la voce Territorio. Qualsiasi risposta puo´ essere seguita tramite RSS 2.0. Puoi rispondere o tracciare questa voce

Raffaele Pengue, presidente del Circolo della Libertà di Guardia Sanframondi, e Amedeo Ceniccola, presidente del Circolo Giovane Italia “Bettino Craxi”, hanno scritto una lettera aperta al presidente Silvio Berlusconi, al coordinatore regionale del Pdl Nicola Cosentino e alla deputata Nunzia De Girolamo per chiedere l’azzeramento delle nomine effettuate la scorsa settimana.

‘Abbiamo appreso con stupore e preoccupazione – si legge nella nota – che il problema della formazione del Pdl in terra sannita e la composizione dell’organismo provinciale di coordinamento è stato derubricato ad un semplice affare per conciliare gli interessi dei due gruppi dirigenti, forzisti e aennini.
A nostro avviso non è così e non deve essere così. La formazione del Pdl nel Sannio è un’occasione irripetibile per mettere in movimento il modello di un’organizzazione politica moderna e funzionale capace di colmare i vuoti di funzionalità e la carenza di classe dirigente che sono sotto gli occhi di tutti nella nostra provincia. Pertanto, nel rivolgere un sincero e sentito ringraziamento all’On. Erminia Mazzoni e all’On. Clemente Mastella per il loro straordinario e determinante contributo al successo raggiunto dal Popolo della Libertà alle Europee nel Sannio (anche per dare a Cesare quel che è Cesare) e prima di dare avvio a qualsiasi analisi in merito alle scelte e alla composizione dell’organismo provinciale di coordinamento, siamo costretti a stigmatizzare ancora una volta un brutto film già visto (vedi le nomine forziste al congresso del Pdl), un nuovo capitolo da aggiungere alla saga della nascita del Popolo del Libertà.
Detto ciò, più volte abbiamo parlato, scritto e commentato circa il processo di nascita del nuovo partito. Un Pdl che da cartello elettorale, nato immediatamente dopo lo sfogo del predellino, è diventato una realtà consolidata. Sia ben chiaro, nessuno ritiene illegittimo l’operato della classe dirigente provinciale riguardo le nomine (su alcune di esse “nulla quaestio”); tuttavia, quello che non ci convince, e non ci trova d’accordo, è il metodo medioevale applicato, ovvero l’investitura dall’alto, il mancato riconoscimento del merito e della militanza e il dover constatare come illustri “sconosciuti” che finora non hanno saputo spendere nemmeno un minuto del loro tempo nel diffondere il verbo berlusconiano nelle nostra provincia sono stati preferiti rispetto a chi nel corso degli anni ha pagato un caro prezzo per radicare sul territorio gli elementi valoriali del nuovo partito in una provincia senza dubbio emilianizzata.
Con tale metodologia si è assistito ad una generale involuzione da annunciato partito dei cittadini-elettori, degli iscritti a partito (di fatto) degli eletti. Nel nuovo organismo, nella sua composizione, è totalmente svanita la rappresentanza del territorio, la base, il punto di riferimento, motore delle iniziative locali; l’unica in grado di assolvere il suo compito e garantire ad un grande partito, quale è il Pdl, con entusiasmo, spirito di iniziativa e presenza costante tra la gente, la capacità di radicarsi sempre più sul territorio, vicino alle esigenze ed ai problemi reali dei cittadini.
E allora, non possiamo non domandarci: può germogliare e crescere un grande partito che si dimostra, nei fatti, incapace di coniugare capacità-meriti e identità nella pluralità dei contributi? Può germogliare e crescere un grande partito nella mortificazione puntuale, costante e persistente ad ogni costo di valori e pulsioni di quanti si impegnano allo spasimo, giorno dopo giorno, per la sua affermazione sul territorio?
Il nostro, sia chiaro, non vuole essere un atto di accusa, ma non possiamo nasconderci che, a fronte di un confusionismo nutrito di velleitarismi fuori luogo da parte di molti dei soggetti interessati, tutto ciò influirà negativamente sulla ricerca di coesione interna al Pdl sannita, rischiando di affogare nel mare delle polemiche prima ancora di prendere il largo. Per questi motivi sarebbe auspicabile un azzeramento delle nomine fatte nelle stanze dei bottoni ermeticamente chiuse e che rappresentano la negazione della piramide rovesciata evocata dal presidente Berlusconi, per dar luogo ad un ampio e articolato confronto sul territorio con quanti, uomini e donne che, nonostante tutto, hanno creduto e continuano a credere nel progetto di un partito nuovo popolare nazional-riformista capace di dar voce e rappresentanza al grande cuore interclassista della società italiana, fermamente e da molto prima che divenisse una prospettiva possibile, rimasti come noi sorpresi, delusi, amareggiati, frastornati nel constatare che ancora una volta la demagogia nuovista e le solidarietà amicali e/o professionali hanno avuto la meglio sulla militanza attiva e la passione politica.
Tutto ciò è ancor più necessario per far diventare il Sannio e la Campania un laboratorio politico dal quale far partire il processo di innovazione del Popolo della Libertà, sollecitando le migliori pulsioni della società al continuo rinnovamento economico e sociale e liberando una volta per tutte la nostra società dalle catene di quelle due ideologie nemiche dell’individuo e della persona che fino ad oggi lo hanno soffocato, rappresentate dal fascismo e dal comunismo’.
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