Nazzareno Orlando, in veste di tifoso, ha esternato in una lettera aperta ai tifosi i suoi sentimenti per gli ultimi fatti sportivi che hanno coinvolto la città di Benevento.

“Non sono tra quei cittadini/supporter – scrive – a cui piace il calcio parlato. Detesto anche i super-tecnici della “parola” che sono sempre pronti a dire la loro in caso di sconfitta. Questa volta, però, ho un’incontrollabile e interiore esigenza. Ho cominciato a seguire il calcio quando portavo i pantaloni corti, grazie alla volontà di mio padre di condividere con lui uno degli sport più belli del mondo.
Era l’epoca del mitico Meomartini, delle corse affannose vicino alla recinzione, del tifo non organizzato ma interiormente spontaneo. Io, di conseguenza, ho ripetuto lo stesso rito di iniziazione con mio figlio ed egoisticamente me lo godo ritrovandomelo oggi ventenne ad urlare; ma, questo, lo confesso, mi riempie di gioia. Pur avendo ricoperto per oltre dieci anni ruoli istituzionali, ho deciso di vivere l’esperienza giallorossa dalla splendida Curva Sud. Scelta non demagogica ma fatta di emozioni e di grande voglia di partecipazione.
Stare tra gli ultrà, tra i nostri civilissimi ultrà, mi diverte e mi aiuta a dimenticare che gli anni inesorabilmente continuano a passare. Domenica ero lì, come al solito, con mio figlio e gli amici di sempre! Alle 14, quando i cancelli si sono aperti, il mio cuore batteva in modo…diverso. Lo sentivo. Era un cuore in sintonia con gli altri…con quei quindicimila cuori che hanno trasformato il nostro stadio in un immenso teatro fatto di gesti, canti, coreografie e speranza…tanta, genuina e popolare speranza.
Poi i giovani della Beretta Campione d’Italia a ricordarci che lo sport rende puliti e che, noi, i nostri giovani li vorremmo tutti così…vincenti e puliti. Poi i cori per i due “presidenti”(sì, perchè quest’anno avremmo voluto festeggiare almeno il doppio)! Due imprenditori che si sono fatti volere bene e che hanno dimostrato che anche il calcio può essere fatto con serietà e impegno. Poi i canti e i cori tutti riservati ai nostri “undici leoni” o meglio undici”gladiatori” pronti a lottare per realizzare un sogno. E poi… purtroppo, le paure, le angosce, gli occhi lucidi e la grande, interminabile, lunghissima…unica, ben nota, delusione.
Un nodo alla gola che sembra non voler finire mai. Una città intera, pronta ad esplodere, che si rinchiude in casa, che non ne vuole parlare, nè tanto meno guardare la sua nazionale (e menomale). Ora ci tocca ripartire con la forza e la fierezza che contraddistingue noi Sanniti. Certo,ci sono problemi più gravi.
Certo ci sono emergenze ben più concrete… ma lasciatemelo dire, questa volta avremmo voluto festeggiare tutti…insieme…perchè i sogni non finiscono mai. E allora, per concludere, non mi resta che attendere il nuovo campionato e sono sicuro che, a parte quelli che vedono solo in alcune occasioni, ritroverò ancora nella Curva Sud i miei soliti amici, gli irriducibili ultrà e tanti nuovi progetti che insieme ai sogni costruiscono il futuro. Un futuro che una comunità deve fortemente volere…fino alla fine!”