Nell’ambito di un programma di Convegni, patrocinati dalla Provincia di Benevento, si è svolto stamani un primo incontro presso l’Auditorium San Bernardino di Morcone per discutere sul tema: “Da Contado di Molise a Provincia di Benevento”. Promosso dall’”Associazione Nuova Morcone Nostra” e dal “Centro Culturale per lo Studio della Civiltà Contadina nel Sannio”, sotto l’egida del Comitato promotore delle Celebrazioni per il 150° della Provincia e dell’Unità d’Italia della Provincia di Benevento. il Convegno al San Bernardino – che gode del patrocinio delle Università degli Studi del Sannio e del Molise, nonché del Comune di Morcone – è stato curato da Tommaso Paulucci. L’ex sindaco di Morcone ed ex consigliere provinciale ha dichiarato: “Abbiamo immaginato di percorrere la strada della messa in rete delle energie che operano sul nostro territorio con l’obiettivo della mobilitazione, per questa occasione delle doppie Celebrazioni che hanno un formidabile valore etico-civile; in perspettiva, però, con l’impegno –insieme a tutte le Associazioni che stanno lavorano da tempo insieme – di arrivare alla catalogazione e alla inventariazione dei documenti d’archivio, in modo che possano essere davvero fruibilida tutti. E, quindi, sulla scorta di queste documentazioni, sia degli archivi pubblici che di quelli privati, arrivare a fare “storia” sul Risorgimento italiano e sannita”. Aurelio Bettini, Consigliere provinciale, ha dichiarato che il Convegno costituisce “una occasione importante per discutere sui temi del Risorgimento; per dialogare e per avvicinare soprattutto i giovani a queste tematiche che hanno un forte spirito di identità unitaria, importante soprattutto in questo periodo in cui ci sono tentativi di disgregazione sia sociale che culturale. Da parte della Provincia diBenevento c’è il massimo sostegno per raggiungere questi obiettivi”. Ester D’Afflitto, Assessore alla Cultura del Comune di Morcone, ha esaltato il valore educativo della conoscenza della propria storia da parte di tutti i cittadini, a partire dai più giovani ed ha annunciato che l’Amministrazione comunale patriocinerà una serie di iniziative
per le Scuole sul tema del Risorgimento e della conquista dellelibertà civili, sociali e democratiche. Da parte sua, Antonio Lombardi, Presidente provinciale delle Pro Loco, ha ricordato l’impegno a mantenere viva la memoria storica, le tradizioni, la cultura della nostra gente. Egli ha sottolineato l’importanza di riscoprire quanto accadde a cavallo dell’Unità d’Italia, senza mai scendere in meschino provincialismo. Valeria Taddeo, Coordinatrice comitato per le Celebrazione dei 150 anni e direttirce dell’Archivio di Stato, ha ricordato come i 15 comuni staccati da Contado del Molise ed accorpati alla Provincia di Benevento sono un pezzo importante del territorio sannita. “Anche in questo caso, ha detto la Taddeo, ne va ripercorso il processo di congiunzione alla provincia, indicato il tipo di adesione che questo territorio dà alla provincia di Benevento, studiato il fenomeno del brigantaggio, il ruolo della Guardia Nazionale ed ancora la situazione economica pregressa. L’incontro di Morcone ha l’obiettivo di creare una diffusa conoscenza storica di quello che è avvenuto in quegli anni comprese le contraddizioni del processo di formazione della Provincia al fine di poterle superare. La metodologia che il Coordinamento si è data è stata quella di utilizzare le fonti: non vogliamo ricorrere all’opinionismo, all’ideologia e ai comizi, vogliamo conoscere le fonti, renderle fruibili e studiarle”. Ai lavori ha partecipato anche Ilaria Zilli, Direttore del Centro Studi Università degli Studi del Molise: “Il quadro socio-economcio dell’economia agro-pastorale di un’area come quella sannita, quindi considerando il Molise in una estensione più ampia, evidenzia le
difficoltà incontrate al momento dell’Unità quando le preesistenti manifatture e forme di produzione vengono sostanzialmente a confronto con realtà produttive più sviluppate che mettono in discussione anche il vecchio sistema di organizzazione dei rapporti nella campagne, così come la rappresentanza politica delle comunità molisane. Le popolazioni non parteciparono attivamente al momento unitario: anzi lo subirono per molte misure e furono in molti casi anche strumentalizzate, in questa lotta che si scatenò dopo l’unità, tra quelli che erano i borbonici e gli esponenti del nuovo Stato. In questa situazione in qualche modo la richiesta – che ormai era secolare – di terra, di riconoscimento di una serie di diritti, venne un po’ calpestata per la maggior parte della popolazione; nel lungo periodo, questa situazione si andò componendo verso nuovi equilibri e verso nuove geografie anche politiche ed economiche tra le due regioni”. Il professore Antonio Gisondi, dell’Università degli Studi di Salerno, ha detto che i 150 anni della nascita della Provincia “possono essere la occasione per una rivisitazione storico-critica dell’identità collettiva della Provincia e delle singole comunità, sempre che sappiamo far tesoro delle fonti, dei documenti ed evitiamo i discorsi generici. L’elemento fondamentale è la grossa divaricazione che c’è tra il resoconto storico che viene fuori dai documenti e, invece, la tradizione fondata sulla memorialistica. Le memorie dei protagonisti diretti di quell’evento, passate al vaglio dei documenti e della prima ricostruzione storica fatta, che è quella di Mellusi, ne escono
malconce: le memorie sono, molto spesso, esaltazione del proprio (legittimo) punto di vista, ma il resoconto storico fa capire che la nascita della Provincia è ben diversa da come le memorie ce la raccontano”. La docente dell’Università degli Studi del Sannio, Rossella Del Prete, ha ricordato che al 31 dicembre del 1861 la Provincia di Benevento aveva oltre 220mila abitanti; la speranza di vita era in media attorno ai 27 anni; il territorio era carente di molti servizi. Tra il 1860 ed il 1861 nascevano le prima scuole serali, successivamente, all’educazione popolare si associa la formazione tecnica e quella ginnasiale. Uno dei problemi principali fu la costruzione di un’adeguata rete di comunicazione. Prima del 1860 vi erano solo due vie principali: la Consolare Appia e la Sannitica. Nell’arco di un ventennio, si realizzò una discreta rete stradale: dai circa 163mila km del 1861, si passò a circa 521mila km nel 1881. Nel 1869 la rete ferroviaria altrettanto carente, si arricchiva nel 1869 con il primo collegamento con Napoli”. Le conclusioni sono state tratte dello storico Annibale Laudato: “Ci sono due aspetti importanti: lo studio dei fatti del Risorgimento, della nascita della Provincia di Benevento e dell’unità d’Italia, a livello prettamente storiografico, perché la popolazione dopo l’evento è rimasta così, non ci sono stati grossi interventi sul territorio o studi che hanno messo in evidenza il fenomeno – al di là delle pubblicazioni classiche dei beneventani, che ci sono. Per quanto riguarda la Provincia, siamo rimasti abbastanza isolati in quanto non c’è stato mai un interesse, nella storiografia locale, di scavare nella documentazione che ancora c’è, tra famiglie borghesi, tra “notabili” per vedere cosa realmente era successo in questa provincia, come si erano comportanti i protagonisti della periferia nei confronti del fenomeno unità. Noi appunto questo andremo a ricercare, sia con questo convegno che con quello che organizzeremo il giorno 11 a Campolattaro, dove faremo il punto sui protagonisti della Provincia, su quelli che hanno operato ma che sono a tutt’oggi sconosciuti, nonostante il loro grosso contributo. Io parlando qualche giorno fa con alcuni amici mettevo in evidenza il fatto della viabilità, per esempio: la famosa strada Bebiana, che parte da Campolattaro per arrivare alla croce di Decorata, ebbene, sul finire dell’800, questa strada non ancora era completata; e per la costruzione di questa importante strada, ci sono dei grossi protagonisti dell’Alto Tammmaro. Quindi dell’arretratezza che c’era, la situazione difficilissima, senza parlare del brigantaggio, che dopo l’unità è stata la piaga, è stato il momento negativo. Veniamo per cui a trovarci di fronte a situazioni, fatti e personaggi, momenti, che ancora stanno lì nascosti
tra le pieghe di un manoscritto oppure, qualcuno che ha le carte, dice che “è preferibile non tirarle fuori, perché sono compromettenti”: ci sono, cioè, ancora famiglie che, pur avendo documenti importantissimi, non li tirano fuori perché dicono appunto che “sono compromettenti”: per i discendenti, per gli eredi che ancora sono rami di queste famiglie protagoniste, nel positivo o nel negativo, di vicende e situazioni”.