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direttore Antonio De Cristofaro

Psichiatria resta a Benevento, De Lorenzo a Pedicini: ‘Cercano di colpirmi senza tregua’

Scritto da il 5 giugno 2009 alle 16:54 e archiviato sotto la voce Primo Piano, Territorio. Qualsiasi risposta puo´ essere seguita tramite RSS 2.0. Puoi rispondere o tracciare questa voce

In seguito all’’annuncio dato ieri sera dal direttore generale dell’Arsan della Regione Campania, Tonino Pedicini, relativo alla permanenza, presso l’ospedale Rummo di Benevento, del reparto di psichiatria e, quindi, del mancato trasferimento dello stesso presso l’ospedale di S. Agata dei Goti, così come reso noto dall’Asl locale, il responsabile del reparto Spdc, Giuseppe De Lorenzo, ha inviato la seguente nota:
‘Caro Tonino, malgrado assente all’incontro con il Governatore Bassolino tenutosi al teatro Comunale, apprendo che hai puntualizzato, a chiare lettere, che il servizio psichiatrico non verrà trasferito a S. Agata dei Goti. Non solo. Con la libertà di pensiero che ti distingue, sei andato oltre la normale assicurazione nei confronti dei pazienti e dei familiari di questi ultimi. Infatti, hai affermato che “…chi pensa di applicare una disposizione che, allo stato, è inapplicabile, provocando solo disagio ai pazienti ed ai familiari, deve cambiare idea”. Bene. Ciò conferma, qualora ce ne fosse bisogno, che non era, di certo, peregrino il mio iniziale dubbio che, poi, è stato strumentalizzato sino all’inverosimile da parte di chi, ancora una volta, ha cercato e sta cocciutamente cercando di colpirmi senza tregua. Per quel reparto, ed alcuno più di te lo sa essendomi tu amico vero da sempre, ho dato la vita, spendendo le migliori energie senza giammai risparmiarmi. Nell’indifferenza generale è divenuto un reparto modello da “lager” quale prima era. E le professionalità , nonchè l’ottima struttura logistica, sono state evidenziate da pazienti e familiari. Il che mi onora. E’, però, vero che la dirittura e la pulizia morale per alcuni nostri amministratori non sono affatto dei meriti. Anzi, demeriti da lottare con forza. Ecco perchè non essendo riusciti a dislocare il reparto, si è passati ad un altro fronte. Pur di annientarmi. E’ stata confezionata una sanzione disciplinare in cui mi si accusa di aver parlato dimenticando che sia obbligo di ogni pubblico amministratore, democraticamente eletto dal popolo, difendere il territorio di appartenenza. La sfrontatezza è arrivata al punto che non si sia tenuto neanche conto che la stessa è stata avviata da chi, a seguito di mia denuncia, è stato rinviato a giudizio per peculato e, poi, della commissione costituita dai soliti rappresentanti di una ben definita fede politica, vi è qualcuno, allo stato, indagato. Quanta barbarie! L’unico fuori dal coro è stato il legale dell’ASL, Antonio Mennitto, uomo libero e, tra l’altro, l’unico esperto del settore che mi ha dato ragione. E con grande amarezza ho dovuto constatare che a far parte del “plotone di esecuzione di stampo fascista” è stata costretta a partecipare una collega cui non solo ero legato da rapporti più che amichevoli dalla prima giovinezza, ma che ho favorito ripetutamente quando, negli anni addietro, rimasta vedova in giovane età, mi adoperai, essendo io componente la commissione, al fine di farla lavorare anche per lunghi periodi qui in città per consentirle di assistere la figlioletta. Quanta ingratitudine pur di assecondare le imposizioni politiche! Ecco, caro Tonino, perdona il mio sfogo, ma gradirei che tu, nei limiti del possibile, nelle competenti sedi regionali, faccia emergere queste nefandezze. Non è concepibile che si possa arrivare a tanto in un periodo di auspicata democrazia. Tu sai che io so difendermi, ma non vorrei, ancora una volta, dare avvio ad una nuova lotta. Mi tormenta il fatto di rischiare di coinvolgere amici che non meritano cattiverie per colpa di altri’.
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