Il presidente della Provincia di Benevento, Aniello Cimitile, ha assicurato «partecipazione ed impegno» al Sindaco di Pontelandolfo, Cosimo Testa, per la richiesta di vedere ufficialmente riconosciuto dallo Stato l’eccidio di centinaia di cittadini inermi compiuto il 14 agosto 1861 da una colonna del Regio Esercito italiano al comando del luogotenente colonnello Pier Eleonoro Negri. In una lettera inviata al primo cittadino pontelandolfese, Cimitile, riferendosi alla recente decisione del Consiglio comunale di dichiarare Pontelandolfo “Città Martire” a seguito dei fatti di 149 anni fa, ha scritto che in quella circostanza si pose in essere da parte dei militari italiani «una furia insensata, ma, a quanto risulta dai documenti disponibili, premeditata per ritorsione all’attacco in precedenza compiuto da alcuni briganti».
E Cimitile così continua nella sua lettera a Testa: «La decisione dell’Assemblea consiliare di Pontelandolfo cade nel momento in cui è forte nel Paese il dibattito storico e politico su quella tragica vicenda, che ha superato i confini delle Accademie storiche ed è stato oggetto di una più ampia riflessione nell’opinione pubblica, com’è testimoniato dalle inchieste giornalistiche recentemente pubblicate sui maggiori quotidiani italiani. Dopo ben 150 anni di tentativi più o meno efficaci di occultamento o misconoscimento della verità storica, e alla vigilia della ricorrenza dell’Unità del nostro Paese, ha continuato Cimitile, sono ormai maturi i tempi perché l’Italia e la Storia diano “pace a quei morti”, come tu stesso hai più volte invocato, con un riconoscimento che è un atto di giustizia e civiltà dovuto, tanto più che forte è in Pontelandolfo il sacro valore dell’Unità del Paese».
E, concludendo la sua nota, Cimitile così scrive: «Sono sicuro che, nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia, lo Stato saprà non dimostrarsi inerte e silente di fronte a fatti come quelli di Pontelandolfo e della vicina Casalduni che segnarono in modo così profondo l’alba della sua stessa costituzione».