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direttore Antonio De Cristofaro

Precari scuola, Basile scrive a Gelmini: non scarichi le sue colpe su altri

Scritto da il 3 settembre 2010 alle 11:38 e archiviato sotto la voce Attualità, Testata. Qualsiasi risposta puo´ essere seguita tramite RSS 2.0. Puoi rispondere o tracciare questa voce

Egregio Ministro Gelmini,
comincio dalle presentazioni: Daniela Basile docente precaria di lingua francese, seconda nella graduatoria permanente, prima nella graduatoria prioritaria del salvaprecari, incaricata annuale fino al 30 giugno 2009 e poi scomparsa già lo scorso anno. Ho lavorato solo 75 giorni col Suo “Salvaprecari”. Obbligata a rimanere in casa durante l’intero passato anno scolastico in attesa di convocazioni brevi . Attese vane considerato che,
nonostante l’ottima posizione in graduatoria, ho lavorato col lumicino. Impossibilitata a trovare un’alternativa, perché ingabbiata in un decreto fatto passare come la salvezza per tanti onesti lavoratori. Sono in sciopero della fame per denunciare la mia scomparsa da oltre un anno e quella di tante altre persone come me. I calcoli sono evidenti, io sono fuori e non è necessario attendere dati ufficiali! Sa benissimo che la legge “Salvezza” ci impone di accettare tutte le supplenze pena la perdita dei diritti acquisiti, dei 12  punti e l’espulsione dalla graduatoria prioritaria. Ingabbiata per un anno perché si è preferito gettare lì quattro parole su carta in tutta fretta, senza affidarsi a personale competente, senza consultare i lavoratori interessati e direttamente coinvolti, solo ed esclusivamente per dimostrare di aver fornito un’apparente e aleatoria soluzione ,un finto interesse alla causa dei lavoratori. Tutto pur di salvare le apparenze e la credibilità del Suo mandato. Si è sempre rifiutata di incontrarci. Con arroganza, cinismo, insensibilità,
dietro le telecamere, senza la presenza di un contraddittorio, ha lanciato accuse, ha aggredito verbalmente dimostrando non solo di non avere senso civico e morale, ma di provare ribrezzo e repulsione verso le fasce deboli sociali e verso chi da anni democraticamente Le chiede un confronto. Egregio Ministro, Le ricordo che Lei ha prestato giuramento alla Repubblica Italiana e alla Costituzione. Le ricordo che il Suo mandato le impone di risolvere le emergenze non di disdegnarle affibbiando la colpa agli altri. Troppo facile trovare giustifiche di comodo pur di non lavorare e procedere come conviene ad un  Ministro. La Sua Riforma è epocale di certo, perché fallimentare in tutti i sensi. I Suoi collaboratori avrebbero dovuto prevederne gli effetti. Troppo spesso Lei ha ammesso di aver commesso errori di calcolo che poi sarebbero rientrati grazie ai pensionamenti. Strafalcioni che puntualmente si ripetono ogni anno: i dati reali smentiscono i calcoli del Ministero e la verità viene a galla. I tagli sul personale precario da Lei sempre sottovalutati, ogni anno diventano evidenti e Lei pur di nascondere il Suo fallimentare operato pur di rimanere in carica, preferisce usare l’arma più facile e comoda: spostare  l’attenzione su altro, accusare chi cerca di denunciare la realtà, chi chiede confronto, di essere dei politicizzati. Si rifugia nella sua reggia, circondata da deputati che Le fanno da guardia del corpo, indice conferenze stampa e lancia accuse. Egregio Ministro, Le ricordo che la politica in senso generale, riguarda “tutti” i soggetti facenti parte di una società, e non esclusivamente solo chi fa politica attiva. Il suo significato implica anche l’occuparsi in qualche modo di come viene gestito lo stato o le sue substrutture territoriali. In tal senso “fa politica” anche chi, subendone effetti negativi ad opera di coloro che ne sono istituzionalmente investiti, scende in piazza per protestare. Pertanto, in nome di un diritto sacrosanto e democratico che è parte integrante di uno Stato civile Le dichiaro che subendo da ben due anni effetti negativi da leggi inadeguate, io faccio politica per difendere un diritto lavorativo e costituzionale calpestato e negato. Il Suo dovere Istituzionale, Le impone il confronto non lo scontro. I Suoi attacchi, il Sui freddo sprezzo generano e acuiscono il conflitto sociale, causano i  gesti estremi di tanti onesti lavoratori che semplicemente tentano da anni di essere ascoltati. I Suoi puntuali dinieghi denotano scarso interesse verso chi vive un disagio e evidenziano la determinata volontà a volere cancellare senza prevedere alternative chi da anni ha prestato servizio per lo Stato contravvenendo alla Carta Costituzionale cui ha giurato fedeltà. Solo Lei ed il Suo atteggiamento scostante hanno innescato questa serie di proteste estreme messe in atto per oltrepassare il muro della sordità e della cecità di tutti voi. Non ho vita, futuro, economicamente sono al lastrico, mi sento sola, calpestata nella dignità quando attaccata ingiustamente, abbandonata dalla mia famiglia: lo Stato. Protesto per riconquistare quanto mi si vuol levare con la forza, perché non trovo giusto che Lei, nascondendosi dietro la patetica scusa che le colpe non siano Sue, se ne lavi le mani. Il problema Le si è presentato ora a prescindere dagli artefici e siccome il Suo ruolo non è quello di scaldare una poltrona, da buon Statista dovrebbe farsene carico e risolverle con onestà morale. Mi sento strumentalizzata da Lei e dai suoi miseri tentativi di scaricare le Sue esclusive colpe su di me che semplicemente denuncio la verità. Un onesto rappresentante Istituzionale, più interessato al bene comune che a quello personale, dinnanzi a tanti evidenti fallimenti ed errori di calcolo si sarebbe dimesso da tempo. Con orgoglio e senza farmi intimidire dalle Sue accuse continuerò a reclamare dignità, futuro e diritti per me ed i miei figli come è permesso in uno Stato democratico, etico e civile. Non metterò a repentaglio la mia vita per Lei, non ne vale la pena: ha già perso quando con disprezzo ha rifiutato un incontro diffamando chi oramai non ha più niente! Io me ne vergognerei!

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