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direttore Antonio De Cristofaro

Lo stato di salute del sistema agricolo ed agroalimentare sannita nel Barometro Agros

Scritto da il 26 luglio 2010 alle 15:28 e archiviato sotto la voce Società, Testata. Qualsiasi risposta puo´ essere seguita tramite RSS 2.0. Puoi rispondere o tracciare questa voce

La Camera di Commercio di Benevento, con la realizzazione del 1° Barometro congiunturale Agros – realizzato in collaborazione con l’Istituto Guglielmo Tagliacarne – si prone di presentare un quadro aggiornato dell’imprenditorialità agricola ed agroalimentare della provincia che, partendo dall’analisi dell’evoluzione congiunturale e dalla stima dei trend e delle prospettive di breve periodo, possa fornire puntuali indicazioni sullo stato di salute del sistema agricolo ed agroalimentare sannita, oltre a spunti di riflessione per la programmazione di attività che, partendo dai fabbisogni delle imprese, supportino la competitività del sistema produttivo locale. A presentarlo, stamane, presso il palazzo camerale, sono stati il presidente della Camera di Commercio di Benevento, Gennaro Masiello e Marilina Labia, coordinatrice dei servizi per l’innovazione dell’Istituto Tagliacarte. All’incontro hanno partecipato anche Francesco Massaro, dirigente dello Stapacepica Benevento della Regione Campania e il direttore della Col diretti Benevento, Luigi Auriemma.

“Agros si qualifica – ha sottolineato il presidente Masiello -  quale contributo conoscitivo finalizzato ad accrescere ulteriormente l’intensità e la qualità delle informazioni fornite dalla Camera di Commercio di Benevento alle diverse realtà, sia pubbliche sia private, operanti in ambito economico ed imprenditoriale e rappresenta uno strumento di ausilio alla progettazione ed alla realizzazione di linee di attività e di interventi volti a rafforzare il sistema agricolo locale e di supporto ad una più efficace definizione delle scelte imprenditoriali dei singoli operatori”.

In particolare, nel 1° Barometro congiunturale del sistema agricolo ed agroalimentare di Benevento sono illustrati i risultati della 1^ indagine field (realizzata su un campione di 300 imprese[1]) analizzando nel dettaglio i più significativi indicatori economico-produttivi delle aziende locali a consuntivo (2009) e fornendo indicazioni sugli andamenti delle stesse variabili previsti dagli imprenditori per l’immediato futuro (2010). Inoltre, è stato realizzato un focus tematico di indagine finalizzato ad indagare le problematiche connesse al marketing ed alla commercializzazione dei prodotti offerti dalle imprese agricole ed agroalimentari sannite analizzando, nel dettaglio, le tipologie di investimenti di marketing posti in essere, gli approcci alla gestione dell’offerta dal punto di vista dell’orientamento al mercato, le relazioni con i principali attori del sistema agro-industriale nonché le politiche di marca.

principali risultati

Le analisi condotte pongono in luce una situazione in cui il sistema imprenditoriale agricolo ed agroalimentare sannita incontra difficoltà ad esprimere appieno le proprie potenzialità. Il quadro che emerge è, infatti, caratterizzato da chiaroscuri che possono essere ricondotti non solo alle caratteristiche strutturali delle imprese agricole ed agroalimentari sannite ed ai trend congiunturali in atto a livello globale ma anche alle strategie perseguite dalle aziende ed alle modalità di governance e di indirizzo delle stesse.

Si fa in particolare riferimento ai seguenti aspetti:

  1. Sovradimensionamento delle tipologie imprenditoriali più semplici (imprese individuali e società di persone) a discapito delle forme giuridiche più solide e complesse (società di capitali). La distribuzione per forma giuridica evidenzia, infatti, una marcata prevalenza delle ditte individuali (94,5%); a seguire, il 2,9% delle aziende è costituito in società di persone, l’1,1% in società di capitale ed il restante 1,4% è rappresentato da cooperative.
  2. Dimensione media d’impresa particolarmente modesta sia per addetti sia per fatturato generato. Il prevalere di modelli organizzativi di tipo tradizionale si riflette nella manodopera impiegata dalle aziende: la forma prevalente di lavoro è quella del conduttore e dei familiari (il 15,3 degli intervistati ha dichiarato di non avere addetti ed il 28% ha un solo addetto). Ne deriva che il tessuto agricolo e agroalimentare della Provincia è prevalentemente orientato verso la micro impresa (solo lo 0,1% dei rispondenti ha un numero di addetti compreso tra le 50-99 unità).

Inoltre, considerando la suddivisione delle aziende agricole e agroalimentari per classi di fatturato, i tre quarti delle imprese (71,9%) dichiarano un giro di affari annuo fino a 50 mila euro, mentre le imprese appartenenti alle classi di fatturato superiore rappresentano percentuali poco consistenti e con valori inferiori all’unità.

  1. 2009 un anno difficile. La dinamica congiunturale delle imprese del settore agricolo ed agroalimentare – pur nella sostanziale stabilità dei risultati sia a consuntivo sia a preventivo – pone in evidenza alcuni segnali di debolezza che destano inquietudine sulla tenuta competitiva di alcune realtà locali. Infatti, se la maggioranza delle aziende ha registrato, in un contesto di mercato caratterizzato dalla crisi economica internazionale, risultati tendenzialmente stabili, il differenziale tra le imprese che hanno registrato incrementi (notevoli o moderati) delle principali variabili aziendali (fatturato, produzione, portafoglio ordini, prezzi di vendita, ecc.) e quelle che segnalano decrementi è sempre negativo a testimonianza dei rilevanti impatti che la crisi ha avuto sulle imprese locali e della flessione complessiva del sistema agricolo ed agroalimentare e della presenza di un gruppo di imprese marginali ed in difficoltà.
  2. Cauto ottimismo per il 2010. Le imprese del sistema agricolo ed agroalimentare sannita sembrano intravedere se non la fine della crisi almeno un allentamento della stessa come posto in evidenza. Le previsioni sull’andamento delle principali variabili aziendali per il 2010 sono, infatti, maggiormente orientate alla stabilità ed a flessioni più contenute con saldi tra aumenti e diminuzioni ancora negativi ma meno significativi di quelli riscontrati a consuntivo.
  3. Ridotta propensione agli investimenti. Solo il 14% delle imprese ha effettuato – nel 2009 – piani di investimento ed una percentuale ancor più ridotta (pari al 11,5%) prevede di porli in essere nel corso del 2010. Nei pochi casi in cui le imprese hanno realizzato un percorso di investimento questo si è sostanziato in innovazioni di tipo incrementale tese ad un miglioramento dell’efficienza aziendale: oltre due quarti del campione ha, infatti, provveduto alla sostituzione di macchinari obsoleti (35,4%), alla ricerca di una maggiore produttività con conseguente stabilizzazione dell’occupazione (18,6%) e la maggiore produttività tesa ad una riduzione della manodopera (17,7%).
    1. Capacità di esportare e di proiettarsi su bacini di mercato che non siano quelli di prossimità poco diffusa. Il 70,6% delle imprese si rivolge al mercato locale-provinciale ed il 20,9% a quello regionale e le imprese esportatrici sono solo il 5,4% del totale.

Da questo punto di vista, si riscontrano senza dubbio fattori esogeni di difficoltà ma non possono di contro essere sottaciuti i motivi interni al sistema produttivo: le imprese, soprattutto quelle a monte della filiera, appaiono poco propense, anche sotto il profilo culturale, ad affrontare la concorrenza e la competizione, inevitabili quando ci si proietta al di fuori del proprio contesto territoriale ristretto, evidenziando, quindi, atteggiamenti di tipo conservativo.

  1. Ridotta capacità dei vertici delle imprese di presidiare il proprio mercato di riferimento. La ridotta propensione ad investire in marketing, la tendenza – là dove le imprese hanno investito – ad utilizzare le forme più tradizionali di promozione e sostegno delle vendite (le attività di fidelizzazione dei clienti si attestano, nel 2009, al 17,3%), la scarsa propensione a realizzare ricerche di mercato e ad utilizzare strumenti di pianificazione e controllo delle attività imprenditoriali (Piano di marketing) e l’approccio al mercato, spesso, non supportato da strategie competitive – la metà del campione (50,9%) non adotta una strategia ben definita – sono elementi che, seppur abbastanza comuni al sistema imprenditoriale italiano, rappresentano, soprattutto in un contesto competitivo mutevole quale l’attuale, punti di debolezza che possono minare la stabilità e la possibilità di consolidamento delle imprese sannite.
  2. Esistenza di un nucleo di aziende virtuose con buone performance di mercato. L’analisi evidenzia la presenza di un gruppo, seppur ancora minoritario di aziende (appartenenti alle Industrie alimentari e delle bevande) che pone in essere una politica di investimento differenziata e volta al consolidamento competitivo ed all’integrazione verticale e, in casi più limitati, export oriented.

[1] Al fine di ottenere dati puntuali ed aggiornati – funzionali agli obiettivi conoscitivi del 1° Barometro Agros – è stato predisposto un campione casuale di 300 unità stratificato per settore di attività economica, in riferimento ad un universo di 13.540 imprese attive, appartenenti ai comparti: coltivazioni agricole e produzione di prodotti animali, caccia e servizi connessi; silvicoltura ed utilizzo di aree forestali; pesca e acquacoltura; industrie alimentari e delle bevande.

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