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direttore Antonio De Cristofaro

Agricoltori sanniti protestano in piazza a Montecitorio

Scritto da il 20 luglio 2010 alle 17:43 e archiviato sotto la voce Attualità. Qualsiasi risposta puo´ essere seguita tramite RSS 2.0. Puoi rispondere o tracciare questa voce

Una delegazione della Coldiretti Benevento, guidata dal direttore Luigi Auriemma e dal vice direttore Antonio Pinto, ha manifestato, questa mattina, a Roma in piazza Montecitorio con migliaia di allevatori provenienti da tutte le regioni italiane sul nodo delle quote latte in occasione dell’inizio della discussione sulla manovra alla Camera. “Se gli accertamenti in corso sono così “importanti” da determinare nella manovra la sospensione delle rate delle multe sulle quote latte, allora lo Stato rifaccia per l’ennesima volta i suoi conti, ma visto che venti anni non gli sono ancora bastati, intanto restituisca 2,4 miliardi  di euro a tutti gli allevatori che hanno versato multe non dovute e acquistato quote non necessarie calcolate su dati che lo stesso Stato oggi, con tanto di legge, ritiene non ancora certi”. E’ quanto ha affermato il direttore della Coldiretti sannita Luigi Auriemma a margine della manifestazione di piazza Montecitorio a cui ha partecipato unitamente ad un gruppo di allevatori sanniti. “Noi rispettiamo – ha precisato Auriemma – sempre la legge, ma la legge rispetti noi  e se sono ancora da rifare i conti “chi sbaglia paga” deve valere per i produttori, ma anche per lo Stato”. Da uno studio della Coldiretti si evidenzia infatti che ad oggi i produttori di latte in regola hanno subito costi per la gestione delle quote latte pari a 2,42 miliardi di euro dei quali 1,7 miliardi per l’acquisto, 150 milioni per l’affitto, 220 per il versamento del prelievo e 350 milioni per l’adesione alla rateizzazione prevista dalla legge 119/03. “La questione quote ha monopolizzato il dibattito parlamentare e rischia di fare passare sotto silenzio i veri problemi degli allevamenti da latte che sono il prezzo, le contraffazioni e le importazioni anonime, ma anche le altre situazioni di difficoltà del settore agricolo che – sostiene il vice direttore Pinto – ci auguravamo la manovra potesse risolvere. Stabilizzare le aliquote ridotte per i contributi previdenziali versati dagli imprenditori agricoli nelle zone montane e svantaggiate in scadenza il 31 luglio,  scongiurare l’insostenibile aumento delle accise del gasolio e garantire risorse al fondo bieticolo saccarifero sono vere e proprie emergenze che devono essere affrontate per evitare che il settore agricolo sia – denuncia Pinto – l’unico nel quale si verifica un aumento delle tasse”. La questione quote latte è iniziata 30 anni or sono nel 1983 con l’assegnazione ad ogni Stato membro dell’Unione di una quota nazionale che poi doveva essere divisa tra i propri produttori. All’Italia fu assegnata una quota molto inferiore al consumo interno di latte. Il 1992 con la legge 468 poi il 2003 con la legge 119 e infine il 2009 con la legge 33, sono le tappe principali del difficile iter legislativo per l’applicazione delle quote latte in Italia. Degli attuali 40mila allevatori oggi in attività nel nostro Paese (erano 120mila nel 1996) sono solo un po’ più un migliaio quelli che devono alle casse dello Stato 1,7 miliardi di euro di multe maturate in questi ultimi anni. Molti allevatori si sono messi in regola in questi ultimi anni, 15mila hanno rateizzato con la legge 119 del 2003, per 350 milioni di euro, mentre altri 220 milioni di “multe” sono stati regolarmente pagati in questi ultimi 12 anni. Con l’aumento di quota nazionale previsto dalla legge 33 quest’anno per la prima il nostro Paese non supera la propria quota nazionale e quindi  per la prima volta non saranno pagate “multe” all’Unione Europea. Inoltre, con la stessa legge 33 circa 15mila posizioni (tra  possessori di quota B, affittuari di quota e altri produttori) sono state sistemate. Restano ad oggi 1300 splafonatori (che hanno prodotto negli anni più della quota assegnata) che non sono in regola e non hanno mai pagato multe ai quali l’emendamento nella manovra consente una ulteriore dilazione di sei mesi nel pagamento.

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