Efficienza e semplificazione delle procedure è ciò che i cittadini chiedono alla pubblica amministrazione. Il tema è ampiamente affrontato nel volume di Federico Basilica, avvocato dello Stato, e Fiorenza Barazzoni, della Presidenza del Consiglio dei Ministri, “Diritto amministrativo e politiche di semplificazione”, che è stato presentato all’Università degli Studi del Sannio, durante il seminario di questo pomeriggio, intitolato “La riforma della pubblica amministrazione e le politiche di semplificazione come fattori di competitività del Paese”.
L’incontro si è aperto con il saluto del rettore Filippo Bencardino e del prefetto di Benevento, Michele Mazza. “L’opera, dal linguaggio chiaro e rigoroso – è intervenuto l’avvocato Tammaro Chiacchio, docente di Diritto urbanistico – si segnala per il recupero della memoria storica in materia di semplificazioni. Con le 15mila leggi statali, i 75mila regolamenti, le 30mila leggi regionali vigenti, parlare di accelerazione dei processi decisionali è difficile”.
“L’esigenza dell’essenzialità in una società che affronta continue esperienze di rumore – ha affermato Pierpaolo Forte, docente di Diritto amministrativo – è qualcosa che riscopriamo ripetuto in diversi ambiti dell’esperienza umana. La semplicità ha un elemento di doverosità di carattere costituzionale.  Provare a semplificare fa incontrare molte diffidenze perché è molto simile a innovare”. 
“Se abbiamo il miglioramento della qualità della regolazione abbiamo un miglioramento dei processi decisionali?  – ha esordito con una domanda Paolo Ricci, docente di Economia aziendale -. Queste attese, purtroppo, non ancora sono state soddisfatte, né è aumentata la fiducia dei cittadini. In merito alla proposta di revisione dell’Art. 41 della Costituzione, Ricci ha detto: “L’idea che si possa fare impresa perché c’è una legge che non te lo vieta è è ormai superata”.
Infine è intervenuto l’autore del libro: “La burocrazia serve al nostro Paese – ha dichiarato Basilica -. Chi vuole cancellare le autorizzazioni fa il gioco di qualcuno negli ambienti confindustriali. Le “zone a burocrazia zero” contenute nell’art. 43 del decreto Tremonti sono un’idea aberrante. Non si può cancellate ogni cosa. Il segreto sta nella misura: ovvero non cancellare troppo né costruire un sistema ipertrofico.