Circa 80 manifestanti, tra ricercatori universitari, rappresentanti dei sindacati e studenti, hanno tenuto stamattina un’assemblea all’interno del rettorato dell’Università del Sannio, in piazza Guerrazzi. La protesta, promossa da Cgil, Cisl Università e Uil Pa, ha visto in prima linea il personale tecnico amministrativo, dei docenti e di tutti i precari che a vario titolo svolgono attività lavorative presso l’Università degli Studi del Sannio e delle associazioni studentesche contro la riforma del ministro Gelmini.

Sugli scudi i ricercatori dell’Ateneo sannita che, hanno spiegato agli studenti presenti in assemblea, che dal 2013 la nuova riforma prevede lo stop degli incarichi a tempo indeterminato per questa categoria che rischia dunque di finire nel dimenticatoio: “Noi ricercatori abbiamo una diginità e vogliamo che questa sia rispettata e riconosciuta anche nella nuova riforma”. Questo il leit-motiv dei vari ricercatori che hanno preso la parola in assemblea. Presente al dibattito anche il Rettore dell’Unisannio, Filippo Bencardino che, ha ribadito la vicinanza e la solidarietà ai ricercatori.

L’attenzione ora si sposta a domani, mercoledì 19 maggio, a Roma con il presidio del Parlamento, in concomitanza con l’avvio della discussione del disegno di legge. Sarà presente al presidio romano anche una delegazione da Benevento.

Presente anche la CGIL FLC Benevento: “La ferma presa di posizione dei ricercatori dell’Università del Sannio – affermano dal sindacato di via Bianchi- contrasta con chi tenta di far rientrare la loro protesta contro il disegno di legge Gelmini sull’Università. Presidi, senato accademico, rettore hanno sostenuto la necessità di modificare il disegno della Gelmini di riforma sullo status giuridico dei ricercatori universitari con l’obiettivo di scongiurare la forma di protesta che serpeggia in tutti gli Atenei italiani che vuole il blocco dell’assunzione di carichi didattici non previsti dalla normativa vigente.
Sarebbe una forma di protesta che metterebbe in ginocchio la didattica all’interno di tutti gli atenei, incluso quello beneventano, visto che il 50 % degli insegnamenti sono garantiti proprio dai ricercatori. Quelli sanniti hanno superato la mera rivendicazione corporativa ricordando a tutti noi che, come sono stati determinanti nello svolgimento delle attività didattiche e scientifiche, rispettando e tutelando sempre, in ogni occasione, gli interessi degli studenti e delle loro famiglie, sono pronti a intraprendere tutte le loro forme di protesta compreso il blocco dell’assunzione di carichi didattici con l’intento di tutelare l’integrità democratica dell’Università e il rispetto di tutti i protagonisti della vita accademica, dagli studenti, ai precari, ai docenti, al personale tecnico amministrativo”.