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Caldoro ha mortificato il Sannio: il Pdl provinciale s’interroghi

Scritto da il 16 maggio 2010 alle 13:13 e archiviato sotto la voce Politica, Primo Piano. Qualsiasi risposta puo´ essere seguita tramite RSS 2.0. Puoi rispondere o tracciare questa voce

La politica beneventana è in fermento. Il Governatore della Regione Campania Stefano Caldoro ha scelto la sua squadra di governo ed è successo quello che nessuno si auspicava: non c’è nemmeno un assessore sannita. A nulla sono valse le raccomandazioni fioccate da più parti nei giorni scorsi che invitavano a non penalizzare le aree interne. Su tutte si è levata la voce di Nunzia Di Girolamo che, probabilmente fiutato il pericolo, aveva esternato il suo pensiero pubblicamente, minacciando secessioni in miniatura e scelte importanti nell’immediato futuro. “Se, come non mi auguro, il Sannio dovesse essere escluso dalla giunta e dai luoghi decisionali per lo sviluppo del territorio, -ebbe a dire De Girolamo solo due giorni fa- vorra’ dire che in Campania non ci vogliono e ci attrezzeremo da subito, con i sindaci e con il popolo sannita, per compiere altre scelte”. Parole importanti che non potranno non avere conseguenze sia sul piano politico, sia sul piano pratico. Le scelte di Caldoro hanno consegnato delle certezze: che i centri di potere in Campania sono sempre gli stessi (vedi la nomina a vice presidente di Giuseppe De Mita, nipote di Ciriaco), che l’Udeur ha ancora voce in capitolo e chi lo dava per finito ha sbagliato (vedi la nomina del legale di Sandra Lonardo Severino Nappi), che il Sannio continua a non contare nulla (e questa non è solo una questione di colore politico). Fatta un’analisi sui fatti, potremmo anche azzardare anche ipotesi di carattere politico, che in realtà si risolverebbe in una domanda: quanto ha pesato la litigiosità all’interno del PDL nella scelte del Presidente? Si potrebbe ipotizzare che Caldoro, in perfetto stile ‘ponziopilatesco’, abbia deciso di non acuire lo scontro interno premiando l’una o l’altra ‘anima’ del partito nel Sannio? Un assessore poteva rappresentare la vittoria personale di Nunzia De Girolamo o di Pasquale Viespoli, a seconda dall’area di provenienza, con ripercussioni poco immaginabili sulla politica sannita, in un momento in cui anche a Roma il partito non se la passa benissimo.

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