Completo dissenso in merito alla decisione del Governo centrale e del Parlamento di privatizzare l’acqua è stata espressa dall’assessore provinciale Gianluca Aceto.
Secondo Aceto, non consentire l’amministrazione e la gestione della parte pubblica di un bene essenziale quale l’acqua, significa offrire quanto meno il fianco alle speculazioni ai danni del cittadino comune. Non si tratta di demonizzare l’Azienda privata in quanto tale che andrà a gestire il servizio, ha spiegato Aceto; piuttosto il Governo ed il Legislatore non hanno voluto comprendere come sia facile l’aggressione alla gola del consumatore su una materia così vitale.
Già in altri comparti, ha continuato l’assessore, a partire dalla gestione dei rifiuti, si è constatato, al di là di ogni dubbio, che la malavita organizzata l’ha fatta da padrone; figurarsi cosa può succedere per l’acqua – ha rincarato Aceto.
Nella migliore delle ipotesi, è ragionevole attendersi una crescita dei costi a carico delle Famiglie e degli utenti per la banale ragione che, naturalmente, l’Impresa privata deve garantirsi profitti, non può lavorare in perdita e certamente non vorrà effettuare investimenti in infrastrutture, tecnologie e controlli anche di natura sanitaria sul bene distribuito.
Un controllo sociale e politico su un bene collettivo quale l’acqua, ha detto ancora Aceto, andava dunque salvaguardato, sebbene fino ad oggi, ha ammesso con franchezza lo stesso assessore, siano mancate significative inversioni di tendenza nelle più volte denunciate politiche clientelari che si sono sviluppate proprio sulla gestione del prezioso liquido.
Il ruolo predominante del pubblico tuttavia ha ricordato Aceto ha comunque tenuto sotto controllo le tariffe sull’acqua e ha garantito politiche di investimento nel settore anche se in misura inferiori ai bisogni reali. Cosa accadrà d’ora innanzi però, con il servizio in mano ai privati, ha concluso Aceto, è facile da immaginare.