La conferenza di presentazione del nuovo tecnico del Benevento, Fabio Caserta, è iniziata col saluto del presidente Oreste Vigorito. Come di consueto, il numero uno del sodalizio giallorosso ha toccato tanti temi, parlando di quanto accaduto nella scorsa stagione ma anche dei suoi progetti per il futuro, in particolare per la città e la squadra. Un’analisi puntale, precisa del momento e della situazione, in cui non sono mancati spunti di riflessione.
ALLENATORE – “Era da un po’ che non ci vedevamo. Insieme abbiamo vissute gioie ma anche dolori.” Inizia così la lunga chiacchierata del patron del Benevento Calcio con la stampa.
“Siamo sicuri di aver scelto come tecnico la persona giusta, almeno per qualità umane e morali. Quelle tecniche le giudicherete voi e il diesse, che non ha mai pensato di mollare e di andar via da Benevento. Foggia fa parte del Benevento Calcio ed è stato scelto da me.”
RUOLI – Il presidente conferma tutte le figure apicali che negli anni lo hanno aiutato.
“Ogni persona all’interno del club ha delle competenze specifiche e delle funzioni. L’ufficio stampa sarà diretto ancora dal dottor Sasso. Riconfermato anche il team manager Alessandro Cilento da quindici anni con noi e la cui competenza gli è stata riconosciuta da tutti, anche da fuori. Qualcuno ha provato anche a prenderlo ma lui è legato al territorio e a questa squadra ed ha deciso di restare qui.”
MANCATA INFORMAZIONE – “A volte non sono stati fatti dei comunicati stampa non per nascondere informazioni, come il sottoporsi a un intervento chirurgico all’estero di un calciatore, ma perché non lo abbiamo ritenuto opportuno. A volte anche commettendo qualche errore.
FUTURO – Nella passata stagione ci siamo fatti prendere dalle bollicine di champagne, ma poi occorre tornare coi piedi per terra e rendersi conto del contesto in cui si opera, della realtà in cui si vive. Non so dirvi se e quando ritorneremo in serie A, ma questi colori saranno portati avanti con orgoglio e amore come fatto da 15 anni a questa parte.
Costruiremo partendo dal basso con maggior attenzione al settore giovanile. Non pretendiamo di essere come l’Atalanta. Siamo costretti a muoverci così perché la maggior parte delle squadre è tenuta da fondi e non da proprietari unici. Parliamo cioè di squadre con colossi mondiali alle spalle contro cui bisogna competere. Qualche volta Davide può battere Golia, ma non è la normalità, è l’eccezione alla regola. L’aver battuto la Juve non significa poter vincere dappertutto. Anche in questo ci siamo fatti prendere dalle bollicine.
Vi chiedo di tagliare dalle vostre cose il desiderio di salire subito in A, perchè possiamo inciampare e non riuscirci. Se i presupposti sono questi meglio cambiare colori. Costruiremo una nuova casa con l’intento di farla diventare una casa comune.
ANNO ZERO – Come sto vivendo questo momento? Ogni anno è diverso dagli altri perché cambiano le emozioni e le persone. Le emozioni per una vittoria in C2, vissute quando ero più giovane, attorniato dalla gente e su campi che sembrava di esserci dentro, sono certamente diverse da quelle provate ad un’età più avanzata in stadi come quello della Juve a Torino, ma ugualmente belle.
Ho dentro di me una voglia matta di ripartire, quella non l’ho mai persa ma incontrando Fabio (Caserta, ndr) sono riuscito a voltare pagina, ad andare oltre.
SCELTE – Abbiamo fatto tante opere insieme, ma questo non mi rende più esperto. Non mi reputo tale. Piuttosto, credo che l’esperienza non sia la somma degli anni trascorsi in un posto, ma dei rapporti che crei e delle emozioni che vivi in quel determinato posto. Oltre agli errori che hai commesso e dai quali ripartire.
Questo sarà l’anno delle competenze. Crediamo molto in questo allenatore, tanto è vero che gli è stato prosposto un biennale con opzione. Poi con lui, Foggia, Palermo … stiamo facendo una buona geografia (scherza il patron, ndr). Non lo abbiamo preso per un taglio economico. Ma per evitare gli errori del passato. Non sempre un nome è garanzia di successo. Quando poi questi successi non arrivano l’unico che resta a leccarsi le ferite è il presidente, gli altri in qualche modo sanno sempre come trovare una via d’uscita.
Facendo calcio da qualche anno, ho capito che la prima cosa da fare è scegliere calciatori adatti al progetto tecnico del mister. Questo non significa prendere giocatori di secondo piano, anche se l’aspetto economico è importante. Purtroppo, il mondo è cambiato, non si può spendere in certe condizioni in cui non si sa neppure se ci sarà il pubblico a sostenerti. Inoltre, se un giocatore è tecnicamente bravo, ma ha problemi di personalità e adattamento, non lo prendiamo. E questo per l’esperienza che ho alle spalle.
Sto imparando a farmi coinvolgere meno sul piano dei sentimenti. Conto molto di più sulla capacità di lavorare insieme, sulla professionalità delle persone, sperando sempre che possa crearsi un rapporto umano che vada oltre. Se siamo capaci di capire la realtà in cui ci troviamo, di comprendere il contesto potremmo raccogliere tanto e apprezzarlo molto di più. Non sempre è possibile viaggiare in charter, o avere il pienone allo stadio. Rispetto però a quando ho preso questa società abbiamo fatto tanto. Questo non significa dover tornare indietro o che non si possa fare ancora altro, ma ci vuole pazienza.
Caserta lo rincorrevo da tempo. Non mi reputo un esperto di calcio, ascolto tutti e poi ho la sfortuna di dover prendere una decisione. Credo che anche questo sarà un anno bello, credo che rivedremo i tifosi allo stadio, sebbene parlare di abbonamenti è assurdo in questa situazione.
Abbiamo analizzato i comportamenti dei giocatori e quelli non in linea sono già stati mandati a casa. Sarà così anche con chi resta o con chi verrà.
PRESENZA – Ho la massima stima di Foggia e di un gruppo di lavoro che ci ha portato sulle pagine dei quotidiani di tutto il mondo per il lavoro svolto. Sono stato meno presente nei rapporti con i calciatori non tanto per i numerosi impegni ma perché convinto di non poter fare di più rispetto a quanto fatto da Foggia. Sono sempre vicino alla squadra. Non ho saltato neppure una partita e sono a Benevento almeno un giorno alla settimana. In passato sono stato accusato addirittura di essere troppo pesente. Se dovessi stare qui tutti i gioni lo farei. Non ho problemi.
A gennaio non abbiamo fatto molto sul mercato perché eravamo decimi. Sarebbe stato difficile intervenire lì dove le cose funzionavano. Ho pensato anche all’idea di fare un direttore generale, per sollevare Foggia da alcune responsabiltà ed evitare di esporlo alle tante critiche ricevute. Ma non si può pensare di inserire persone solo perché suggerite, perché gli errori si pagano. Meno siamo e meno siamo soggetti a turbolenze. Siamo già in quaranta e per ora va bene così. In futuro vedremo se strutturarci diversamente.
LOGISTICA – Nella scelta dei calciatori devi anche scontrarti con la logistica del territorio, con la carenza di infrastrutture per collegare meglio la città alle altre, dell’assenza di scuole per stranieri che potrebbero favorire l’interessamento di calciatore che provengono dall’estero. E così via. Spero di poter dare un contributo come presidente di Confindustria risolvendo qualche problema. Questo comunque mi dà la possibilità per essere qui a Benevento un giorno in più, per confindustria e la squadra.
Di Edoardo Porcaro