Il dossier di 35 pagine consegnato dalla Sezione LIPU di Benevento alle Commissioni consiliari Ambiente e LL.PP. del Comune di Benevento non contiene solo rilievi sui vincoli paesaggistici e di tutela del corridoio ecologico del fiume Calore, ma tratta anche di altre problematiche che sono state sottovalutate nell’individuazione dei siti dove realizzare il depuratore.
Uno degli aspetti vagliati dalla LIPU beneventana che evidenzia l’inidoneità dei siti proposti dall’Autorità di Bacino dei Fiumi Liri-Garigliano e Volturno è quella delle strade. L’accesso ad ambedue i siti, infatti, è problematico perché o le strade non vi sono oppure non sono adeguate, quando invece un impianto di depurazione deve necessariamente prevedere delle strade di accesso per gli autoveicoli del personale atto alla gestione, anche di dimensioni adeguate se pensiamo al prelievo e al trasporto dei fanghi prodotti dalle operazione di depurazione delle acque reflue la cui destinazione prevalente è in discarica per rifiuti speciali. Conseguentemente le strade devono avere larghezza e pendenza adatte a permettere l’accesso a tali mezzi senza creare problemi ai residenti di quelle aree.
Per quanto riguarda il sito “B” di Masseria Sciabacca è esistente una stretta strada che collega c.da Pantano con c.da Sant’Angelo a Piesco, che poi è quella che ricalca il percorso storico della Via Latina/Via Francigena del Sud. Oggi su questa strada riesce a transitare solo un’autovettura alla volta, la qual cosa non è negativa poiché rappresenta un deterrente a precorrerla a forte velocità per i pochi autoveicoli che attualmente vi transitano, consentendo in questa maniera una godibilità piena del percorso quando lo si fa a piedi potendo essere paragonato ad un comodo sentiero da sfruttare dal punto di vista turistico. Con la costruzione del depuratore nel sito “B” si dovrebbe allargare questa strada almeno del doppio con importanti opere di sbancamento della collina e anche consistenti interventi di contenimento del terreno. Inoltre tali opere dovrebbero essere dimensionate tenendo conto dei fenomeni franosi censiti in zona, i quali, pur non interessando apparentemente l’area dove è previsto il depuratore, riguardano la strada di accesso, come dimostrano le figure 17, 28 e 29 dello Studio Preliminare dell’Autorità di Bacino. Tutto ciò comporterà un aggravio dei costi complessivi di costruzione dell’impianto, perché si tratta di intervenire su un lungo tratto di una strada comunale già esistente, la quale va adeguata per almeno 2,4 km, senza considerare il tratto oltre il depuratore che potrebbe essere un’altra via di uscita in caso di frana o altro tipo di interruzione della strada che attraversa Pantano ai piedi della collina di S. Vitale.
Per il sito “A” nei pressi di Masseria Marziotto, sulla sinistra idraulica del fiume Calore, la strada addirittura non esiste nell’ultimo tratto, da quando si lascia la strada provinciale n. 76 (collegante la SS 7 “Appia” in c.da Pontecorvo nel comune di Benevento a Castelpoto) al sito del depuratore individuato quasi nel fondovalle. In realtà una strada esiste ed è quella che conduce alla Masseria Marziotto, ma è molto stretta ed ha una pendenza notevolissima, inoltre utilizzare questo asse viario significherebbe arrecare disturbo alla mobilità dei residenti. Si tratterebbe quindi di costruire una strada ex novo perché anche l’arteria interpoderale esistente, presa in considerazione dall’Autorità di Bacino, sarebbe completamente da rifare. Infatti da alcune verifiche fatte dagli attivisti della LIPU risulterebbe che essa supera un dislivello di 85 metri (da quota 200 m s.l.m. a 115 s.l.m) in 435 metri di lunghezza con una pendenza del 19,5 %, si capisce quindi che va riprogettata riducendo la pendenza con alcune curve, le quali richiederebbero opere importanti per sostenere la strada nei tornanti con un impatto paesaggistico notevole.
Inoltre c’è anche da considerare che lo spostamento degli autoveicoli atti alla manutenzione del depuratore creerebbe inquinamento acustico, oltre al rilascio di sostanze inquinanti nell’aria, in una zona molto pregiata dal punto di vista ambientale.
Altro aspetto da tenere in grande considerazione è la presenza nella zona di diverse linee dell’alta tensione che conducono l’energia alla Stazione elettrica “Benevento II”, ubicata al confine tra i comuni di Benevento e Apollosa nei pressi di c.da Pino. In particolare il sito “B”, quello sulla destra idraulica del fiume Calore nei pressi di Masseria Sciabbacca, è attraversato dall’elettrodotto 380 kV “Benevento II – Foggia”. Il progetto redatto da Terna S.p.A. prevede una fascia di rispetto da questo elettrodotto nella quale, come indicato dalla Legge n.36/2001 Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici, non è consentita alcuna destinazione d’uso di edifici che comportino una permanenza non inferiore a quattro ore. Considerato che l’impianto di depurazione necessita di manutenzione costante con la presenza di più operatori durante tutto l’arco della giornata, ed è quindi un luogo di lavoro a tutti gli effetti, e accertato che la fascia di rispetto di questo elettrodotto è di 35 metri per lato, si evince che il sito “B” è tagliato da questa area vincolata con conseguente diminuzione della superficie dove realizzare il depuratore che sicuramente non si potrebbe costruire sull’area così come rappresentata nelle cartografie dall’Autorità di Bacino. Altrettanto problematico sarebbe modificare la superficie del depuratore allargandosi nelle vicinanze viste le caratteristiche geomorfologiche del territorio, con la presenza di salti altimetrici considerevoli e di frane.
Andrebbero inoltre affrontati altri aspetti come quello relativo agli sbancamenti notevoli di terreno che sarebbero necessari per la realizzazione del depuratore in ambedue i siti, infatti sia il sito “A” sia il sito “B” sono stati individuati su un dislivello di 15 metri. Questo comporterebbe intraprendere opere notevoli di asportazione di materiale dal sito e di contenimento del terreno a monte dell’impianto con conseguente impatto negativo sul paesaggio e aumento dei costi di costruzione.
In più si dovrebbe affrontare la questione dell’inquinamento luminoso che un impianto di questo genere, illuminato anche di notte per questioni di sicurezza e di lavoro per i dipendenti della società che ne gestirà il funzionamento, procurerebbe in una zona dove questo fenomeno dovuto all’urbanizzazione è attualmente quasi nullo. Esso sarebbe negativo per gli squilibri biologici che causa e per l’impatto sul paesaggio considerando che esiste anche un paesaggio notturno. Oltretutto vi sono azioni in atto a livello nazionale e regionale per limitare l’inquinamento luminoso come dimostra la Legge regionale della Campania n.12 del 25 luglio 2002.