‘La vicenda Asea, con la decadenza del Presidente Alfredo Cataudo, è illuminante del modo in cui i soggetti politici tradizionali intendono la cosa pubblica’.
E’ quanto si legge in una nota di Marianna Farese e Nicola Sguera del Movimento 5 Stelle – Benevento
‘Storicamente vicino all’area mastelliana, Cataudo si era avvicinato al centrosinistra fino all’annuncio di una candidatura personale a sostegno di Raffaele Del Vecchio alle recenti amministrative. L’impegno non mantenuto è stato immediatamente punito con la decadenza dalla carica, dovuta ad problema a quanto pare reale ma sussistente da almeno due anni e, guarda un po’, uscito solo ora con tempistica che ha del miracoloso.
Ci permettiamo due considerazioni.
La prima squisitamente politica: la vicenda mostra in maniera lampante come il dominus del PD sannita ha solo finto di farsi di parte (per evitare di associare il suo nome al disastro di questi mesi soprattutto in vista delle politiche sempre più imminenti), ma continua ad imporre con pugno di ferro i suoi desiderata e a far sentire periodicamente “la voce del padrone”. Il Presidente della Provincia, Claudio Ricci, la cui incoerenza aumenta ogni giorno che non mantiene fede all’impegno di dimettersi preso all’indomani della sconfitta a San Giorgio, fedelissimo di Del Basso De Caro, diventa la longa manus esecutiva della “purga” punitiva.
La seconda considerazione è strettamente legata alla prima. Il PD ha fatto un’operazione di maquillage ringiovanendo la segreteria cittadina. È evidente, però, che solo rivedendo l’approccio a queste problematiche ci sarà un mutamento non solo di facciata ma di sostanza. La vecchia politica, a prescindere dai sempre più sbiaditi colori cui si richiama, considera le partecipate una sorta di feudo da utilizzare a proprio piacimento per costruire carriere politiche, sistemare parenti, risolvere beghe interne di correnti. D’altronde basta vedere proprio la storia dell’Asea, che già fu al centro dell’attenzione dalla stampa per la vicenda che riguardò Antonio Calzone, presidente nel 2011, e suo nipote Giovanni Cacciano, per rendersi conto della cosa. All’epoca si scrisse di una utilizzazione «di risorse pubbliche per fare gli interessi del partito, che è altra cosa che fare l’interesse della comunità». E questo è il punto nevralgico che motiva il nostro intervento. Sfidiamo il PD a mostrare un cambiamento di sostanza, a sollecitare il Presidente Ricci a nominare alla presidenza dell’Asea (ruolo delicatissimo se si pensa alla diga in relazione all’alluvione o a eventi catastrofici) una persona di conclamate competenze, abbandonando la nefasta pratica dell’incarico politico. Inascoltati, abbiamo auspicato lo stesso per la Gesesa. Sono queste le buone pratiche che riavvicinerebbero le persone alla politica. È ben triste sapere che esiste una casta che funziona per cooptazione e che vive di politica a prescindere da qualunque competenza. Ci rivolgiamo, in particolare, alle forze sane presenti nel PD e nel centro-sinistra: cambiare si può, ma solo a partire da scelte coraggiose che mettano il merito al centro e non la fedeltà ad una bandiera. Nella lunga crisi economica che l’Occidente attraversa da quasi un decennio appare sempre più insopportabile che possano esistere delle riserve in cui pochi beneficino di rendite di posizione senza apportare alcun miglioramento qualitativo alla vita della comunità. Ci auguriamo che la sonora batosta elettorale induca questa parte che vuole un cambiamento reale ad imporre scelte coraggiose, liberandosi dalla condizione di minorità in cui appare relegata’.