‘Alla coscienza di ciascuno intendiamo richiamare, con forza, il valore della partecipazione e della responsabilità di spendersi per il bene comune. Aiutandosi reciprocamente a recuperare fiducia nella possibilità di influire sulle scelte politiche collettive. Come? Andando a votare, dapprima. Informandosi e documentandosi sulle questioni più rilevanti. Fino alla disponibilità dell’impegno personale. Serio e concreto. Controllabile, socialmente!
E’quanto scrivono in una nota Zarro-Morante.
‘I cittadini, noi riteniamo, non devono limitarsi a rivolgere istanze ai politici. Devono confrontarsi costantemente con i politici. Per elaborare, a partire da esperienze reali, idee condivise che trovino ascolto e che siano criteri utili per chi amministra la città. in città, nei quartieri, nelle contrade abbiamo molta strada da fare per trasformare in dialogo costruttivo il confronto apro e, talvolta, sterile della politica. Che una volta si e l’altra pure sfocia in scontro permanente. I Cittadini devono saper promuovere dal basso esempi di confronto che portino all’incontro. Il modo migliore per dialogare non è quello di parlare e discutere. E’ quello di fare, di saper fare qualcosa insieme.
I politici devono osare. Sapere osare. Andare oltre il recinto dei soci del proprio partito. Devono saper leggere ed ascoltare con attenzione i nuovi e vecchi soggetti sociali. Devono sapere ascoltare le molte realtà aggregate attorno a differenti interessi e sensibilità che spesso svelano capacità di coinvolgimento e intraprendenza. Devono saper ascoltare i centri culturali, opere assistenziali e di solidarietà, società di mutuo soccorso, associazioni sportive e ricreative, gruppi di custodia ambientale. Sono le nuove realtà che rilevano i bisogni e costruiscono risposte collettive importanti. Spesso decisive. Sarebbe un grave errore non ritenerli veri soggetti politici, in una logica di reale sussidiarietà. Naturalmente anche tali soggetti devono aprirsi. Devono agire con una forte vocazione pubblica. Devono proporsi nel dialogo con i politici della città. Devono frequentare innanzitutto la sala del Consiglio Comunale. Devono frequentare in modo partecipativo e non solo formale i diversi tavoli di confronto. Superando l’atteggiamento autoreferenziale. Costituendo davvero reti di intesa e di lavoro comune’.