L’ultimo turno di campionato ha regalato emozioni e soddisfazioni non da poco alla compagine sannita, ritornata alla vittoria dopo un periodo poco brillante. Dai giallorossi ci si attendeva una reazione. Lo si sperava per il morale, per non gettare al vento quanto fatto dall’inizio della stagione, ma anche per continuare ad inseguire un sogno. Quel sogno che resta più vivo che mai, attuale, percorribile dopo l’exploit del Matera sul difficile campo della Salernitana. Tre punti d’oro che i ragazzi di Auteri hanno strappato all’ultimo respiro. Un vero è proprio blitz, un agguato, una trappola scattata all’improvviso che non solo ha rilanciato le ambizioni dei lucani, ora quinti alle spalle della coppia Casertana-Juve Stabia e ad un passo dalla meta playoff; ma anche quelle degli stregoni, nuovamente in vetta seppur in condominio con i rivali granata. Un déjà vu a cui stiamo assistendo dall’inizio del torneo. Uno spettacolare testa a testa, con tentativi di fuga ora dell’una, ora dell’altra squadra, che hanno finito per scremare il gruppo delle inseguitrici, ma sempre prontamente ricuciti dalle due battistrada. RITORNO AL PASSATO – Contro la Vigor si è rivisto il vecchio Benevento, quello prima del trittico negativo di gare che ha fatto raccogliere solo due punti in tre gare. La squadra ha macinato gioco, trovato la rete del vantaggio, tentato in più di un’occasione di chiudere il match (senza riuscirci), dimostrato di saper gestire il risultato fino al fischio finale. L’undici giallorosso ha sofferto il giusto, amministrando con maturità gli attacchi degli avversari, senza correre rischi eccessivi. Anche se sarebbe opportuno imparare a chiudere certe gare, migliorando proprio quest’aspetto. La determinazione e la voglia di riprendere a correre dei ragazzi di Brini non è però l’unica nota positiva che si raccoglie dalla trasferta calabrese. Il tecnico di Porto Sant’Elpidio è ritornato al vecchio modulo (4-4-2), più collaudato e sicuro, preferendo adattare le sue pedine allo scacchiere, piuttosto che modellare la squadra alle caratteristiche dei singoli. Esperimento, se così si può definire, riuscito. Pezzi ha dimostrato ancora una volta di essere il jolly, la matta, l’asso nelle mani di Brini che lo ha collocato come esterno alto di destra, ridisegnando, in maniera neppure tanto azzardata, la catena di destra, preferendo schierare come terzino un centrale di difesa, Padella, al posto di un titolare di ruolo come Celjak. La mossa ha pagato molto di più del tridente stellare Marotta-Eusepi-Mazzeo visto contro i normanni, apparso un tantino indigesto o perlomeno troppo avanti con i tempi. A questo punto della stagione, in cui occorre raccogliere quanti più punti possibile, meglio proseguire lungo il solco tracciato dall’inizio del torneo, piuttosto che tentare di cambiare, infondendo nella squadra un aspetto camaleontico che non le appartiene. I giallorossi hanno mostrato più volte di sapersi adattare alle difficoltà, di saper soffrire e di stringere i denti, ma hanno sempre conservato una propria identità. L’AVVERSARIO – La strada da seguire è chiara e non comprende scorciatoie, né ulteriori esplorazioni. Stasera c’è già il derby con la Casertana, altra squadra in salute, che, con l’avvento in panchina di Sasà Campilongo, sta spingendo al massimo. Il tecnico partenopeo ha trovato nel suo 4-3-3 il modo di sfruttare al massimo la potenza della sua fuoriserie, specie in casa, davanti ai proprio tifosi. I falchetti sono risaliti fino al terzo posto (seppur in condominio forzato con le vespe). Sono in striscia da quattro turni, in cui hanno raccolto 10 punti. Al Pinto hanno già piegato le resistenze di Salernitana e Lecce, mostrando di sapersi esaltare contro le big. L’obiettivo non tanto ambizioso dei rossoblù, pur essendo una matricola, è centrare i playoff, coronando così una stagione eccezionale. La posizione in classifica autorizza a crederci. E c’è da scommettere che ci proveranno fino alla fine. Il Benevento, dunque, dovrà stasera fare attenzione, evitando di ripetere la prova opaca e sottotono offerta a Salerno se vuole giocarsi fino in fondo le proprie carte.
Edoardo Porcaro