Non va troppo per il sottile a fine gara il tecnico del Benevento, Fabio Caserta, che non ha digerito la modalità con cui è maturata la sconfitta.
“Ho inserito Masciangelo per Foulon perché non era in condizioni ottimali. Ho fatto rifiatare anche Calò, decidendo di giocarmela con due attaccanti e creare qualche pericolo al Frosinone. Fino all’espulsione si è vista una certa partita, a viso aperto, con due grosse occasioni per noi con Elia e Moncini. Con l’espulsione la gara è cambiata. Già giocare in parità numerica sarebbe stata dura, in dieci lo è stata ancora di più. Ma questa non deve essere una scusa. Dobbiamo farci tutti un esame di coscienza. Perché ci sta di perdere, ma non in questo modo. Quando si perde così bisogna vergognarsi. Bisogna stare zitti e chiedere scusa per questa prestazione a società e tifosi. Dobbiamo avere un po’ di amor proprio. Bisogna perdere con dignità. Anche a Como eravamo in dieci ma abbiamo lottato per portare a casa un risultato positivo. Ora possiamo solo accettare le critiche e crescere.
Perché ho tolto Elia? Non volevo lasciare Lapadula da solo e al contempo completare la parità numerica in mezzo al campo.
Il Frosinone ha avuto più voglia di sacrificarsi rispetto a noi. Se non ci mettiamo la voglia di lottare e di sacrificarci in un campionato come questo fai fatica. Mi spiace che in due gare abbiamo buttato via un lavoro di due mesi in cui la squadra stava crescendo in modo costante e facendo un buon campionato. Non so se da un punto di vista mentale la sconfitta col Brescia abbia pesato. Però fino all’espulsione stavamo giocando bene. Ora ci tocca ricominciare. Non dobbiamo pensare che possiamo pensare di vincere le partite solo perché in rosa abbiamo giocatori importanti. E’ il campo a decidere sempre. La prima colpa ce l’ho io e mi assumo tutte le responsabilità. Chiedo scusa al presidente, alla società e ai tifosi. La sosta in questo momento ci consente di analizzare molti errori. Dobbiamo lavorare molto sulla testa. Credo che dopo la retrocessione sia tornato qualche fantasma.”
di Edoardo Porcaro