Il Conservatorio “Nicola Sala” di Benevento — con una decisione unanime del direttore Giuseppe Ilario, del presidente Antonio Verga, del Consiglio di Amministrazione e del Consiglio Accademico — ha deciso di trasferire i fondi del suo bilancio destinati alla produzione artistica — giocoforza ridimensionata — all’acquisto di 80 tablet dotati all’occorrenza di SIM, da distribuire in comodato d’uso gratuito agli studenti con gli ISEE più bassi. I tablet saranno acquistati con procedura d’urgenza e distribuiti subito dopo Pasqua.
L’improvvisa interruzione della normale didattica che — a partire dall’11 marzo di quest’anno a causa del coronavirus — ha interessato tutte le scuole italiane di ogni ordine e grado, ha portato alla ribalta una volta per tutte l’annoso problema del digital divide, il divario digitale: il fossato cioè che le mere risorse economiche scavano tra chi, degli studenti, può permettersi un pc o un tablet dotati di una connessione Internet a banda larga e chi di questi supporti non riesce a dotarsi in alcun modo.
In un momento epocale come quello che il nostro Paese sta vivendo in cui, da un giorno all’altro, tutta la didattica è stata trasferita sulle piattaforme digitali, questo divario è molto più che una differenza nell’accesso al sapere. Esso si configura, piuttosto, come una menomazione che colpisce direttamente l’articolo 34 della Costituzione italiana, quello che parla di diritto allo studio e che l’emergenza impone al Conservatorio di Benevento, per quanto attiene ai suoi compiti, di difendere oggi più che mai con la passione di sempre. Non è ammissibile che la fascia di studenti meno abbienti sia lasciata fuori dalle aule virtuali cui ora sono costretti soltanto perché i loro familiari non possono permettersi una connessione Internet e un dispositivo elettronico che non sia uno smartphone, magari condiviso da più figli.
L’iniziativa del Conservatorio beneventano vuole essere uno strumento di pari opportunità in un passaggio epocale che vedrà le giovani generazioni in prima fila nella ricostruzione del nostro Paese: fornendo loro subito quanto i tempi rendono indispensabile. La musica ha portato il nome dell’Italia in tutto il mondo, e continuerà a farlo attraverso i giovani musicisti in formazione che — qualunque ne sia il reddito familiare — potranno continuare a studiare con profitto nella nostra città, anche in questi tempi difficili.