Ha preso il via ieri presso il Centro di Cultura “R. Calabrìa” di Benevento, la tredicesima edizione di “CIVES – Laboratorio di formazione al bene comune” – ospitando la presentazione del libro di Marco Bentivogli, segretario nazionale della FIM Cisl.Cives è promosso dall’Ufficio per i problemi sociali e il lavoro della Diocesi di Benevento in collaborazione con il Centro di Cultura “R. Calabria” e l’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Il libro, intitolato “Contr’ordine compagni. Manuale di resistenza alla tecnofobia per la riscossa del lavoro e dell’Italia”, è stato al centro di un dibattito a cui hanno preso parte Giuseppe Marotta, Direttore DEMM Università del Sannio; Antonio Mattone, Direttore dell’Ufficio di Pastorale Sociale e del Lavoro della Diocesi di Napoli e l’autore.
L’introduzione è stata curata da Ettore Rossi, direttore dell’Ufficio per i problemi sociali e il lavoro della Diocesi di Benevento, che ha esordito presentando la nuova edizione di Cives che avrà come tema generale “L’economia di Francesco. Costruire nuove esperienze e relazioni economiche”.
“Papa Francesco – ha continuato – si è già espresso sul tema dell’innovazione nel 2017, rivolgendosi agli operai dell’Ilva di Genova dicendo di “bisogna guardare senza paura e con responsabilità all’e trasformazioni tecnologiche dell’economia”. In precedenza anche Giovanni Paolo II aveva elogiato la tecnica alleata del lavoro che però talvolta può diventare avversaria quando sottrae lavoroad impiegati o riduce l’uomo ad esserne il servo. Il rischio di una trasformazione radicale può rendere obsoleto il lavoro. Per questo è necessario innovare i processi, affidando un ruolo determinante alla formazione e alla partecipazione. Nel libro emerge – ha sottolineato Rossi – un modello in cui l’uomo si emancipa nel lavoro, in cui anche il sindacato non può ignorare gli sviluppi. Si tratta di un cambiamento che riguarda tutti, anche i territori tramite una formazione che aiuti i giovani ad entrare nel mondo del lavoro e a riqualificare chi c’è già nel mondo del lavoro. Accanto a questo risulterà determinante creare una rete tra i diversi attori istituzionali, imprenditoriali e sociali capace di fare sistema per rendere i territori attrattivi e ricettivi”.
“L’intelligenza artificiale ci circonda e sarebbe inutile il dibattito tra chi è pro e chi è contro. Il nostro mondo va adattato a questo nuovo contesto” ha esordito Giuseppe Marotta che ha continuato analizzando il tema nei suoi vari aspetti: “ E’ necessario adottare un nuovo paradigma, spogliandosi delle convinzioni acquisite in precedenza. Con l’intelligenza artificiale il tempo e lo spazio perdono valore. Se l’elaborazione di dati viene demandata ad un algoritmo si può andare verso un impoverimento di biodiversità culturale, rischiando la standardizzazione del pensiero. Un altro problema è l’obsolescenza continua dei saperi dovuto all’elemento della velocità che impone un ritmo di adattamento dei essi molto complicato. Che genere di formazione possiamo fare in questo contesto?”
Marotta si è chiesto, inoltre come, in una arena globalizzata in cui spazio e tempo non hanno senso, si possa competere con l’intelligenza artificiale poiché la tecnologia è perfetta, mentre l’uomo no. Di conseguenza la tecnologia domina l’uomo che non può fare altro che adattarsi a questo nuovo mondo.
Infine Marotta ha detto “quando c’è innovazione, c’è sempre un beneficiario che è chi possiede il brevetto. I proprietari di questi processi innovativi hanno solo vantaggi che produrranno una asimmetrica distribuzione della ricchezza prodotta, la quale andrà sempre più a vantaggio del capitale. Questo non fa altro che cambiare la funzione dell’uomo in un processo che non si arresta. Cosa è possibile fare per affrontare questi cambiamenti tanto più quando c’è una classe politica debole e assente?”
Antonio Mattone, direttore dell’Ufficio di Pastorale Sociale e del Lavoro della Diocesi di Napoli, ha impostato la sua riflessione sul nuovo ruolo che l’uomo deve darsi in un contesto sempre più innovativo. “Chi sostiene che l’occupazione sarà cancellata dalle macchine dice una cosa infondata. Oggi siamo costretti a pensare a nuove forme di lavoro, come emerge anche dal libro”. Mattone ha anche sottolineato la necessità che il sindacato compia nuove scelte, costruendo non un nuovo sindacato ma un sindacato nuovo.“La tecnologia a servizio dell’umanesimo salverà vite umane” ha concluso Mattone
Marco Bentivogli, concludendo l’incontro, ha detto: “Siamo già dentro una grande trasformazione che si è articolata in due tappe: la prima è stata quella della macchina a vapore che ha permesso di superare i limiti muscolari dell’uomo. La seconda, invece, è quella di oggi che supera i limiti cognitivi dell’essere umano perché l’intelligenza artificiale potenzierà gli esseri umani.
In questa grande trasformazione, l’Italia è sempre più un paese che ha paura della tecnologia e delle innovazioni; tanto più delle innovazioni particolarmente disruptive (dirompenti) di cui c’è grande bisogno, soprattutto in un paese come il nostro dove ci sono particolari incrostazioni sociali”.
“La tecnologia – ha continuato Bentivogli – ci domina se non la conosciamo e non dobbiamo fare in modo di adattarci alla tecnologia ma dobbiamo imparare ad anticipare i cambiamenti. Infatti, non è la tecnologia che cancella il lavoro ma è la mancanza di tecnologia che cancella il lavoro. L’ecosistema che si andrà a creare può determinare un territorio capace di svilupparsi ed esempi come Cives sono propulsori di cambiamento, serve lievito alle cose buone del paese”.
“Se continuiamo a spiegare che il futuro sarà una catastrofe, ammaliamo i nostri ragazzi” ha aggiunto Bentivogli. “Su questi temi la visione del Papa è quella che dobbiamo avere anche noi, smettendola di lagnarci. Nel futuro che immagino la formazione deve essere un diritto umano che si deve accompagnare ad un cambiamento della contrattualistica in modo da scambiare il progetto di lavoro con il benessere della persona”.
“ La tecnologia non è oggettiva ma porta con sé i valori di chi la crea. Su questi temi è necessario costruire una strategia non difensiva, che non sia paralizzata dalle paure. Dobbiamo necessariamente tornare ad avere pensieri lunghi, capaci di seminare per il domani, perché il futuro sarà conseguenza del presente”.