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direttore Antonio De Cristofaro

All’Ospedale S.Pio open day sulle malattie reumatiche

Scritto da il 10 ottobre 2019 alle 18:51 e archiviato sotto la voce Foto, Testata. Qualsiasi risposta puo´ essere seguita tramite RSS 2.0. Puoi rispondere o tracciare questa voce

All’Ospedale S.Pio open day sulle malattie reumatiche

L’A.O.R.N. “San Pio” di Benevento insieme all’’Associazione provinciale dei Malati Reumatici (A.Ma.Re.Pro.Bene), in occasione della Giornata Mondiale del Malato Reumatico, promuove per sabato 12 ottobre un Open Day dedicato alla prevenzione ed alla cura delle patologie osteoarticolari.
Le finalità ed i contenuti dell’iniziativa saranno illustrati in un incontro fissato per le ore 10,00 presso il Gazebo allestito in Piazza Castello di Benevento.
Interverranno il Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera , Dott. Mario Nicola Vittorio Ferrante, il Direttore ff. della U.O.C. di Reumatologia del Presidio “G. Rummo” e Past President del Collegio Reumatologi Italiani (CReI), Dott. Stefano Stisi, la dirigente reumatologa presso la stessa A.O. ed organizzatrice dell’evento, Dott.ssa Maria Grazia Ferrucci, e la Presidente dell’Associazione dei Malati Reumatici della Provincia sannita, Dott.ssa Maria Vellotti.
Sono circa 13 milioni gli italiani che hanno a che fare ogni giorno con una delle 150 patologie reumatiche, molte delle quali rare e orfani di farmaci, e che spesso hanno comorbilità, ossia si presentano insieme ad altre malattie. La fascia d’età più colpita è quella dell’adulto (40-79 anni) e quasi tutte queste patologie oggi – se diagnosticate in tempo utile – non procurano più un danno invalidante.
“Perché questo accada abbiamo bisogno di iniziare subito dopo la diagnosi precoce e precisa, al più presto la terapia più appropriata. Oggi quasi tutte queste condizioni patologiche si curano. In modo particolare le artriti, la cui cura ha in dotazione farmaci estremamente efficaci e ben tollerati”, premette il Dott. Stefano Stisi, “Altre malattie, invece, sono ancora orfane di farmaci e in quei casi sappiamo che la progressione condurrà a momenti molto complicati da gestire per la persona che ne è affetta. I tempi di latenza tra l’esordio dei sintomi e la presa in carico presso una struttura di Reumatologia a volte sono molto dilatati ed abbiamo pochi centri specialistici rispetto alla vastità del problema. Questa forse è la principale difficoltà di ordine sociale che deve affrontare un malato reumatico e che bisogna portare all’attenzione di tutti. E la chiave di soluzione di questa difficoltà non è della scienza medica o della farmacologica, ma piuttosto della difficoltà ad organizzare un sistema di rete in un SSN che deve gestire elevate complessità con scarse disponibilità economiche e grandi problemi di allocazione delle risorse. In tema poi di cronicità, in cui rientrano peraltro tutte le malattie reumatiche, l’assorbimento delle risorse è una questione che deve coinvolgere tutti – politici, amministratori, medici e i cittadini perché tutti possiamo fare di più. L’aiuto delle nuove molecole farmacologiche è molto importante ma bisogna unire ai progressi della scienza e della ricerca la diffusione della cultura della cura di se. In particolare la conoscenza su queste malattie, per sensibilizzare tutti sull’importanza della diagnosi precoce. La conoscenza e l’osservazione assistenziale, poi, hanno il potere di innescare un circolo virtuoso generando dapprima la curiosità e poi la voglia di fare nuovi progetti e azioni efficaci nella lotta alla malattie”.
In tal guisa, obiettivo della Giornata del Malato Reumatico, a cui partecipa attivamente il “San Pio”, insieme a momenti informativi e di promozione della consapevolezza della prevenzione, della diagnosi precoce e dell’accesso a percorsi diagnostico-terapeutici, offrirà servizi clinico-diagnostici gratuiti dalle ore 9.00 alle 12.00 presso i gazebo appositamente allestiti in Piazza Castello.
“Appuntamenti come questi – afferma il Direttore dell’A.O.R.N., Dott. Ferrante, – rappresentano occasioni utili per fare prevenzione di malattie, che molti erroneamente pensano interessino solo le persone anziane, ma che, spesso, esordiscono, anche in modo subdolo e silenzioso, in età giovanile e colpiscono soprattutto le donne in età fertile, con conseguenze gravi sul piano affettivo e sociale. Una diagnosi precoce è, pertanto, utile per prevenire, con cure adeguate, l’evoluzione e le eventuali complicanze, che impattano gravemente sulla salute e sulla qualità della vita.”.

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