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direttore Antonio De Cristofaro

A Guardia presentazione del libro ‘Telesia’ di Michele Selvaggio

Scritto da il 3 gennaio 2017 alle 18:21 e archiviato sotto la voce Territorio. Qualsiasi risposta puo´ essere seguita tramite RSS 2.0. Puoi rispondere o tracciare questa voce

Le acque solfuree di Telese. I riti di Guardia Sanframondi. Da San Salvatore Telesino a Guardia Sanframondi. Dopo la ‘prima’ nella cornice dell’abbazia benedettina del Santo Salvatore sarà l’Ave GratiaPlena di Guardia Sanframondi, venerdì 6 gennaio 2017 alle ore 10.30, a ospitare la (rap)presentazione del libro ‘Telesia 1349 Peste e Terremoto’ di Michele Selvaggio. Ancora una volta parole, musica e suggestioni dettate da voci e interpreti. La ‘prima’ ufficiale davanti al pubblico telesino è avvenuta infatti attraverso un’accattivante fusione di versi e intervalli musicali che hanno calato i partecipanti nel racconto evocativo delle pagine, tra zolfo, paure, archetipi…e ora, battenti, flagellanti…alchimia. Identica formula, con adattamento dei testi alla nuova location. A narrare di Telesia, accanto all’autore, ci saranno: Raffaella Scognamiglio, Elena Sanzari (assessore alla Cultura Comune di Guardia Sanframondi), Pasquale Di Cosmo, Anna Amalia Villaccio, Luciano Rubino. Musicisti: Antonio Palumbo alla chitarra classica e Guido Coletta all’organo.
Il testo storico è edito Edizioni 2000diciassette. La neonata casa editrice per l’appuntamento guardiese è affiancata dal Comune di Guardia Sanframondi, dall’Istituto Storico Sannio Telesino,da Erbagil- amministratore dr. Vincenzo Benevento -. Da quest’ultimo sarà offerto un brindisi alla Bellezza, con Falanghina e aperitivo.
Un assaggio del contenuto del libro scritto dal medico e appassionato storico di Telese Terme, la cui copertina è stata realizzata dall’artista telesino Stefano Presutti, dalla prefazione di Maria Pia Selvaggio, Direttore Editoriale Edizioni 2000diciassette: “E si moltiplicano e s’intrecciano gli eventi. E fu la peste e fu il terremoto… E furono le paure e le angosce e le carenze d’igiene personali e sociali che divennero “carcerieri” dei corpi. E fu la spaventosa mano del “demonio”, che occupò le menti dei più deboli: l’ostacolo da aggirare, la creatura da temere. Ciò che appare evidente, dal lavoro dello storico Selvaggio, non sono solo le notizie e i riferimenti autentici, che sono degni di lode, ma è la “nozione” di amore puro, a volte scandaloso per quanto chirurgico, per il “senso vero” del passato e per la memoria ricostruita attraverso un bisogno di fede (…)”.

di Gianluca Iandolo

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