Il 28 luglio alle ore 21.30 ad Atina Jazz, Luca Aquino suonerà con i suoi maestri Enrico Rava e Paolo Fresu. Regaleranno al pubblico del rinomato festival un tributo a Chet Baker a nove pistoni, insieme a Francesco Diodati alla chitarra, Gabriele Evangelista al contrabbasso e Enrico Morello alla batteria. Ancora una soddisfazione per Luca e il Sannio.
Di seguito un testo dello stesso Luca, pubblicato sulla rivista Jazz Off.
Chet è un cane !
Vivevo a Napoli e studiavo economia alla Federico II ma quel soffio mi cambiò la vita. Ricordo perfettamente l’emozione e la pace al primo ascolto di Chet. Una bolla d’aria sparata tra le nuvole. Uno squillo di gioia infinita. Il cuore, invaso da beatitudine e dolcezza ha inseguito per anni quel suono, alla ricerca del mio poi scovato. Un’ossessione. Ore a ripetere le sue frasi. Appunto, le sue. Acquistai quasi tutte le registrazioni di Chet Baker, belle e brutte. Leggevo il suo nome sulle copertine e, pietrificato, pronunciavo a malapena quelle quattro lettere, così soavi. Oggi libero, mi ritrovo tutti i giorni ad esclamare: “Cheeeet scendi dal divano! Cheeet non dar fastidio a Liz! Cheeet, seduto! Cheeeet prendi il guinzaglio che si scende dai.”. E già, adesso Chet è il nome del mio compagno di viaggi a quattro zampe, sempre allegro e simpatico. Anche Baker lo era e trasmetteva gioia così come Clifford e Cannonball. Forse più contenuta, meno dichiarata ma sempre coinvolgente. Il suo suono, il suo sorriso divino, sono per me una carezza, ritrovata grazie ad un fantastico cagnolino. Si è portati ad associare Chet alle tenebre ma non è così. Miles era l’ombroso, il caliginoso. Chet era un dolce romanticone gremito di humor che intonava canzoni d’amore come un angelo. Insieme a Jon Hassell, i due trombettisti che mi trasmettono emozioni simili sono Paolo Fresu ed Enrico Rava e, per caso, parlando con Maurizio Ghini, abbiamo ideato un tributo a nove pistoni a Baker, per Atina.
Il 28 luglio in platea, in prima fila, un quadrupede.
Vivevo a Napoli e studiavo economia alla Federico II ma quel soffio mi cambiò la vita. Ricordo perfettamente l’emozione e la pace al primo ascolto di Chet. Una bolla d’aria sparata tra le nuvole. Uno squillo di gioia infinita. Il cuore, invaso da beatitudine e dolcezza ha inseguito per anni quel suono, alla ricerca del mio poi scovato. Un’ossessione. Ore a ripetere le sue frasi. Appunto, le sue. Acquistai quasi tutte le registrazioni di Chet Baker, belle e brutte. Leggevo il suo nome sulle copertine e, pietrificato, pronunciavo a malapena quelle quattro lettere, così soavi. Oggi libero, mi ritrovo tutti i giorni ad esclamare: “Cheeeet scendi dal divano! Cheeet non dar fastidio a Liz! Cheeet, seduto! Cheeeet prendi il guinzaglio che si scende dai.”. E già, adesso Chet è il nome del mio compagno di viaggi a quattro zampe, sempre allegro e simpatico. Anche Baker lo era e trasmetteva gioia così come Clifford e Cannonball. Forse più contenuta, meno dichiarata ma sempre coinvolgente. Il suo suono, il suo sorriso divino, sono per me una carezza, ritrovata grazie ad un fantastico cagnolino. Si è portati ad associare Chet alle tenebre ma non è così. Miles era l’ombroso, il caliginoso. Chet era un dolce romanticone gremito di humor che intonava canzoni d’amore come un angelo. Insieme a Jon Hassell, i due trombettisti che mi trasmettono emozioni simili sono Paolo Fresu ed Enrico Rava e, per caso, parlando con Maurizio Ghini, abbiamo ideato un tributo a nove pistoni a Baker, per Atina.
Il 28 luglio in platea, in prima fila, un quadrupede.