Carmelo Imbriani non ce l’ha fatta. Dopo essere entrato in coma si è spento alle 6.45 di stamattina nella struttura complessa di Ematologia dell’ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia, guidata dal professor Brunangelo Falini, dove stava lottando con un terribile linfoma che lo ha stroncato in meno di un anno ad appena 37 anni.
Il Capitano del Benevento aveva scoperto in estate di essere vittima di questo brutto male. Era in ritiro con la squadra, che stava allenando già dalla passata stagione, quando una banale influenza si era trasformata in dramma dopo gli accertamenti del caso in agosto.
Il 13 luglio sono in ritiro in Sila con il Benevento, non riesco a dormire la notte.
Una settimana dopo violento acquazzone e 40 di febbre: temperatura fissa, un incubo. Resisto, penso che prima o poi passa, ci te…ngo troppo alla mia avventura da allenatore.
Ma il 20 non ce la faccio più e chiedo alla società di tornare a casa. Mi faccio visitare a Benevento, per due giorni non riescono a capire.
Poi la sentenza: broncopolmonite acuta, brutta botta.
Ma è solo l’inizio.
Dopo un po’ trovano linfomi un po’ ovunque: una bastonata tra testa e collo, la broncopolmonite non era che una conseguenza”.
“Mi mandano a Perugia, all’inizio non accetto. Fino a quindici giorni prima sei con la famiglia, a mare, senza pensieri. E poi ti crolla tutto.
Io neanche sapevo cosa volesse dire chemio. E poi scopri cose assurde per chi ha fatto una vita da atleta. Ti senti debole, cadono i capelli, non sei più tu. Soprattutto: non sai, neanche immagini cosa potrà accadere. E diventa sempre più dura”.
“Chi mi ha dato forza? Le persone più care, quelle che non ti lasciano mai. Mia madre Concetta si è trasferita a Perugia, non mi ha lasciato un minuto. Il pensiero di avere accanto mio padre Fernando, mia sorella Diamante e mio fratello Giampaolo mi ha dato grande sollievo. Ho metabolizzato tutto, ho messo una bella corazza. E la svolta è stata quando, poco prima di partire per Perugia per la chemioterapia, dicevo a mio figlia: “Tranquilla, papà va a fare gol e torna subito”. E come dimenticare l’affetto di Valeria, mia moglie, che tra un mese mi farà diventare padre per la seconda volta, lo chiameremo Fernando. Prima della mia odissea, ho rischiato di perdere lei e il bambino: queste situazioni ci hanno resi più forti”.
“Mi hanno telefonato in tanti, gente famosa e meno, i tifosi di tutte le mie ex squadre. Ma ci sono situazioni che ti restano dentro. I cori dei tifosi del Benevento, ogni domenica. La visita del mio presidente Oreste Vigorito a Perugia: si è presentato a sorpresa, tenendomi la mano per un’ora. La lettera di Pino Taglialatela che telefonava ogni sera anche se io avevo voglia di negarmi a tutti”.
“La chemio procede molto bene, ma so che stiamo parlando di una brutta bestia e che non bisogna mollare di un centimetro. Forse i medici mi daranno presto il via libera per andare a salutare la squadra. Jorge Martinez ha tutta la mia fiducia, facciamo coppia in panchina e anche nel nostro modo di vedere le cose.
Il mio sogno è tornare in panchina, tuttavia so che dovrò avere pazienza. Jorge mi chiama tre volte al giorno, mi fa sentire il suo affetto. Ma io, Carmelo Imbriani, farò gol al destino: l’ho promesso a mia figlia”.