‘E’ di questi giorni la notizia che viviamo in una città riciclona. I numeri del 2012 parlano di una differenziata al 63,67% e stimano per l’anno 2013 un 64,79%
Ma di vero quanto c’e’? A noi contribuenti quanto può interessare?’
E’ quanto scrive in una nota Anna Maria Pedicini – Coordinatore Provinciale MIR.
Le percentuali raggiunte indicherebbero un stato di civiltà e benessere, che ad un esame più attento, risulta essere poco veritiero, basta guardarsi intorno. Lasciando da parte lo stato pessimo in cui versano le nostre strade, i nostri rioni, e l’incuria e senso di abbandono che si respira un po’ ovunque, stavolta parliamo dei rifiuti che ogni nucleo familiare, negozio, ufficio, differenzia a monte, cioè con la divisione in carta, plastica, alluminio, vetro, umido e il rimanente in quella che, impropriamente, definiamo indifferenziata.
Che accordi ci sono con i consorzi o società di recupero di materiali riciclabili e a quanto ammontano i corrispettivi percepiti per tali materiali?
I dati ufficiali ISPRA , Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale, su base statistica, (es. anno 2010) prendono in esame la composizione di un sacchetto medio di rifiuti solidi urbani RSU: 36,5% organico; 26,4% carta e cartone;13,3% indifferenziata; 5,6% plastica; 15,5% vetro; 2,7% metalli (95% alluminio).
Prendendo in considerazione un comune di 20.000 abitanti, si prevede un ricavo medio annuo per la vendita di materiali recuperati dal riciclaggio, di euro 220.000 circa per il cartone e carta; euro 100.000 circa per la plastica; euro 30.000 circa per il vetro; euro 18.000 circa per metalli quale alluminio ecc..per un totale di oltre 350.000 euro. E si parla di una città campione di 20.000 persone.
Andando sul sito dell’ASIA Benevento non c’e’ alcuna informazione per individuare tali società di raccolta e nessuna nota di accompagnamento al bilancio, atto obbligatorio, o relazione del collegio sindacale, anchessa obbligatoria, che ne chiariscano l’esistenza nei termini dei contratti in corso. Ma questi ricavi provenienti dalla vendita di materiale differenziato non dovevano andare nelle tasche dei contribuenti? Non dovevano scalarsi dalla tassa sui rifiuti solidi urbani?
In una nota del lontano 2007 lo stesso Lonardo, già presidente dell’ASIA Benevento, dichiarava che il cittadino doveva diventare parte attiva e non passiva nel ciclo dei rifiuti solidi urbani. Lonardo si diceva pronto a collaborare,con l’allora Sindaco Fausto Pepe, per avere una città gestita nel migliore dei modi. Invocava l’aumento delle ammende in caso di inadempienza da parte del cittadino, ma anche l’intenzione di premiare i rioni più “ricicloni” con una diminuzione della tassa stessa.
Dopo aver letto i dati forniti dall’ASIA Benevento e aver confrontato i dati ISPRA 2012, la domanda che ci poniamo e’ la seguente: perché Benevento “riciclona” non si e’ vista decurtare dalla tassa sui rifiuti solidi urbani di alcunché’, ma, al contrario, ha visto aumentare a dismisura tale tassa? Che fine fanno i materiali risultanti dall’impegno dei cittadini nel differenziare i propri rifiuti? Quale e’ il beneficio per la cittadinanza?’