«La catastrofe morale della Regione Lazio rischia di essere la tomba della democrazia e di innescare pericolose derive antidemocratiche ed autoritarie. Bisogna, dunque, prendere atto che la Riforma del 2001 del Titolo V della Costituzione, che è alla base di quanto accaduto, è stata perniciosa: si è, infatti, concessa una fiducia agli enti locali che, bisogna ammetterlo, è stata ampiamente tradita. Con quella Riforma, certo animata dalle migliori intenzioni, sono stati di colpo smantellati tutti i controlli amministrativi e contabili preventivi (i Comitati regionali di Controllo e i Commissari di Governo) e poiché “pecunia non olet” – come dicevano i romani – tutti si sono sentiti autorizzati a fare quello che hanno voluto sul denaro dei contribuenti. Il problema è generale, non ha confini di parte politica, né di livello amministrativo: di fatto, con quella Riforma si è dato il via ad una “finanza creativa” sfrenata e ai limiti del surreale. Presso il Comune ove sono nato e risiedo, ad esempio, si è giunti al punto di affidare un lavoro pubblico dell’importo di 3,5 milioni di Euro con il ribasso dello 0,50% ma con l’obbligo di “cedere” una sponsorizzazione al Comune del valore di 350mila Euro. In queste condizioni è necessario fare immediatamente qualcosa di serio e di definitivo. Il Governo “tecnico” di Mario Monti ha il dovere di emanare seduta stante un Decreto legge per tagliare del 70% le spese di funzionamento di tutti gli organi elettivi (Parlamento, Regioni, Province, Comuni) e delle Società partecipate pubbliche. Su tale Decreto legge dovrà essere posta la fiducia per la immediata conversione in legge da parte del Parlamento: solo così si potrà ridare spazio alla politica, quella vera, e cioè si potranno garantire le fondamenta stessa del nostro sistema democratico».