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Cives, l’impegno dei cattolici per una politica sobria e una nuova classe dirigente

Scritto da il 26 marzo 2012 alle 10:31 e archiviato sotto la voce Attualità, Sociale. Qualsiasi risposta puo´ essere seguita tramite RSS 2.0. Puoi rispondere o tracciare questa voce

Si è tenuto venerdì 23 Marzo, presso il salone “Leone XIII” del Palazzo Arcivescovile il nono incontro di “CIVES – Laboratorio di Formazione al Bene Comune”, una tavola rotonda dal titolo: Formare una nuova generazione di politici cattolici. Una numerosa platea ha ascoltato gli interessanti interventi, tra i quali quello di S.E. Mons. Andrea Mugione, che ha ripreso a pieno ritmo la sua attività pastorale con la consueta energia.
L’intervento del dott. Ettore Rossi (direttore dell’Ufficio per i Problemi Sociali e il Lavoro della Diocesi di Benevento) ha dato l’avvio, il quale ha salutato gli ospiti di questo “allargato incontro” chiarendo anche la scelta del tema: “I cattolici hanno ormai disimparato la politica. La formazione socio-politica oggi è anche un tentativo di risposta ai continui appelli del Papa e della CEI a un nuovo impegno dei laici cristiani in politica, riprendendo in temi della cittadinanza attiva”.
Preso atto dell’attuale debolezza dei cattolici come presenza politica, dovuta probabilmente ad una fiacchezza culturale della proposta, Rossi ha sgombrato subito il campo da eventuali equivoci: “Il cristiano che si impegna in politica non risponde, però, a un mandato ecclesiale, ma a scelte personali che, si auspica, possano confluire in iniziative realizzate in forma associata. Il soggetto unitario diffuso di cui parlato il Card. Bagnasco fa riferimento a quella molteplicità di esperienze che hanno nelle associazioni, nei movimenti, nelle attività parrocchiali e diocesane, i loro protagonisti. Il compito che abbiamo è impegnativo ma affascinante”.
Mons. Andrea Mugione è poi intervenuto riportando la volontà della Chiesa che, alla luce dell’ attuale crisi socioeconomica e culturale nella quella versiamo, porge la sua attenzione al bene comune e alla cittadinanza attiva, anche tramite la formazione: “Questo nostro impegno è un piano d’azione che è soprattutto pre-politico, pre-partitico: è una iniziativa di base aperta a tutti ma che si propone come impegno unitario e coerente. Questa fase laboratoriale mira a formare cittadini che sono anche Chiesa, e quindi fedeli, ad una vita sociale costruttiva e coerente. Si tratta di un progetto organico inserito e voluto nella vita della Chiesa, come dimostrano i risultati. Riguardo alla presenza dei cattolici nella vita politica del Paese, minoranza non deve coincidere con insignificanza: sono due concetti diversi tra loro”.
La parola è passata poi a Mons. Mario Iadanza (Direttore Ufficio per la Cultura e i Beni Culturali della Diocesi di Benevento) il quale, esprimendo le sue provocatorie perplessità riguardo allo spessore politico dei cattolici protagonisti della vita pubblica del nostro paese negli ultimi anni e sulla eterogeneità dei soggetti che hanno preso parte al Seminario di Todi, ha offerto alcuni orientamenti alla luce della Gaudium et Spes, documento illuminante anche riguardo al futuro cammino dei cattolici in Italia: “Dovremmo spendere le nostre energie per tornare alla centralità dell’annuncio, alla formazione spirituale della civiltà. L’impegno dei cattolici deve essere oggi quello di lavorare sulla centralità di Cristo che è concreto, è entrato nella Storia e ci cambia, facendola lievitare sul piano morale”. Iadanza ha anche invitato ad allargare lo sguardo, anche perché ormai l’Europa è a casa nostra.
Ed è proprio sull’ impegno a ripartire dal singolo che si fa in secondo momento collettività che ha incentrato il suo intervento anche il dott. Nino Maio, Segretario Regionale CISL Campania dopo una personale analisi della lacerante situazione nella quale si trovano oggi molte famiglie e giovani disoccupati, derivante dal suo impegno di sindacalista: “Siamo all’alba di una trasformazione che dipende dalle responsabilità di ogni singolo cittadino: tutto deve essere condizionato nella direzione del Bene Comune. Acceleriamo, dunque, il processo formativo che può creare una nuova generazione competente di politici cattolici; dobbiamo avere un po’ di coraggio in più, dobbiamo ripartire da noi stessi. Tutto dipende dalla testimonianza di ciascuno di noi”.
L’ ultimo (e incisivo) intervento è stato del dott. Natale Forlani (Portavoce Nazionale del Forum delle Persone e delle Associazioni di ispirazione cattolica nel mondo del lavoro), principalmente incentrato sui compiti che potrebbero spettare ai cattolici, soprattutto per contribuire al rinnovamento della classe dirigente, che ha dietro le spalle l’incapacità di rinvigorirsi, alimentando una sorta di conservatorismo sociale: “Abbiamo necessità di ripartire dai valori irrinunciabili, di investire sul futuro e sulla famiglia (attraverso politiche fiscali e aiuti alle famiglie che fanno figli e curano gli anziani), proprio adesso che probabilmente ci troviamo di fronte alla demolizione della politica delle promesse. Ovviamente questo non basta: l’Italia ha necessità di trovare una via di marcia e un modello di sviluppo che internazionalizzi la nostra economia creando una cultura aperta, che sappia ricondurre la propria identità nel rapporto con l’altro”.
Il richiamo è nuovamente ad una politica sobria, che sappia mantenere le promesse e stimolare il cambiamento. Una politica che sia in grado di offrire le condizioni per creare socialità e competitività; egli ha individuato proprio nella peculiare caratteristica del mondo cattolico, di sapere essere rete di soggetti diversi, un grande punto di forza: “Lo dimostra l’esperienza vissuta a Todi, – ha concluso Forlani – che è stato un momento di riflessione collettiva di cattolici. Noi possiamo dare un elemento di novità al nostro Paese, declinando in maniera diversa e responsabile la ricchezza della Dottrina Sociale della Chiesa”.

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