Queste le dichiarazioni del tecnico sannita, Carmelo Imbriani, subito dopo la vittoria con la Spal nella sala stampa ‘Marco Santamaria’.

“In settimana abbiamo alzato i carichi di lavoro”, spiega così Imbriani la fatica della sua squadra nel finale di gara contro gli estensi. “Ma abbiamo fatto ugualmente bene. Il primo tempo è stato meraviglioso, specie nei primi 25’ minuti in cui abbiamo creato diverse occasioni e potevamo fare qualche gol in più. Ma meritavamo la vittoria. Abbiamo un po’ sofferto nel secondo tempo, ma la squadra si è compattata e alla fine è andato tutto per il meglio. Per Giacomo sono contento. L’ho visto felice dopo il gol. Se lo meritava dopo tanta sofferenza. Poi può darci una grossa mano. In classifica ora siamo avanti al Sorrento ma ancora non abbiamo fatto nulla. E’ bellissimo stare lì, dobbiamo però continuare a lavorare e a far bene perché il calcio non ha memoria. Ma sono tranquillo, il gruppo è forte e vuole questi play off”.

Poi ritorna sulla sofferenza patita dai suoi nel finale di gara, prima che Cipriani chiudesse la contesa, e aggiunge: “Anche la grande Juve vinceva sempre 1-0.L’importante era portare a casa i tre punti. Certo c’è più serenità se riuscissimo a chiuderle prima. Ma a questi ragazzi non posso chiedere tutto. L’importante e che ci portino dove devono”.

Sul gruppo, spiega: “Gli automatismi sono migliorati. Ora i ragazzi si conoscono bene. Bisogna continuare in questo modo e non abbassare la guardia. Mercoledì sarà una partita difficile, ma, ripeto, sono sereno. Il gruppo è coeso. Non ho mai avuto un gruppo così.

Ultima battuta sul prolungamento del contratto fino al 2013. “Ho già ringraziato privatamente il presidente, ma oggi voglio farlo anche pubblicamente. Sono felice e lo ringrazio per la fiducia concessa a Jorge (Martinez, ndr) e a me. Abbiamo fatto enormi sacrifici, a partite dalle giovanili. Chiamarci alla guida della prima squadra era una sua scommessa e dunque lo ringrazio per questo. Tuttavia, non ci sentiamo arrivati ma spronati a dare sempre il massimo”.

di Edoardo Porcaro