“La riforma del lavoro che il Governo Monti si appresta a varare introduce alcuni elementi positivi che vanno sostenuti ma sull’articolo 18 l’esecutivo sta imboccando una strada pericolosa e sta assumendo scelte che non possono essere condivise”. A dichiararlo è l’on.Costantino Boffa, parlamentare sannita del Partito Democratico.
“ Vanno nella giusta direzione i tentativi di mettere fine all’eccessiva frammentazione dei contratti di lavoro precari e le azioni volte a disincentivare l’uso dei contratti a tempo determinato. Perché il tema di una riforma del mercato del lavoro indubbiamente esiste e va affrontato e non perché ce lo chiede l’Europa ma perché è l’Italia a sentirne il bisogno. Occorre, infatti, dare risposte alla grave emergenza occupazionale e ai milioni di lavoratori oggi non tutelati e che necessitano di maggiori garanzie e bisogna poi assolutamente includere nella realtà lavorativa quanti oggi fanno fatica ad entrarci, e penso alle giovani generazioni e alle donne. Sono aspetti questi che vanno declinati in un progetto in grado di riformare, innovandolo e migliorandolo, un mercato del lavoro che oggi non è in grado di garantire né crescita economica né equità”-
“ Ed è in questo quadro- prosegue l’on.Costantino Boffa- che la riforma dell’art.18, per come ci è stata presentata, si configura come un qualcosa di assolutamente non condivisibile. Si diceva che si sarebbe seguita la strada tedesca ma ad oggi cosi non è perché in Germania è il giudice che valuta la natura di un licenziamento mentre qui a decidere sarà l’azienda. Al giudice, poi, si lascia la scelta del reintegro o dell’indennizzo soltanto nei casi di licenziamento per motivi disciplinari mentre per quelli di natura economica l’unica strada è quella dell’indennizzo. In questo modo è fin troppo facile prevedere la scomparsa dei licenziamenti legati a motivi discriminatori o disciplinari. La causale unica dei licenziamenti sarà quella di natura economica e ogni azienda potrà così licenziare liberamente mettendo in conto il solo pagamento delle mensilità. Questo vuol dire monetizzare il diritto al lavoro, su cui si fonda la nostra Repubblica, e francamente ciò non è tollerabile. Si considera il lavoratore, infatti, alla stregua di una merce da conservare o meno a seconda delle esigenze di bilancio. Questa riforma dell’art.18, se rimane così come è oggi, è dunque inaccettabile e non può incontrare il mio consenso.”
“E quindi -conclude il parlamentare sannita del PD- lavorerò, assieme al gruppo del Partito Democratico, per modificare radicalmente questa normativa quando la riforma arriverà in Parlamento. Siamo pronti a discutere dell’esigenza di modernizzare il mercato del lavoro ma non è scritto da nessuna parte che la modernità e la crescita economica passino attraverso la riduzione dei diritti e delle tutele. Così come appare singolare e sbagliato sostenere che per creare nuove opportunità di lavoro sia sufficiente aumentare e facilitare la possibilità di licenziare”-