Era mia intenzione affidarmi solo agli organi giudiziari dopo quanto si è verificato in questi giorni, episodio che dimostra, malgrado le dichiarazioni del Direttore Generale dell’A.O. “Rummo”, che siamo nel vortice di un esempio squallido della peggiore malasanità.
E’, dapprima, mio intento rassicurare tutti i genitori degli allievi del plesso scolastico frequentato dalla bambina in questione, che non bisogna, in casi del genere, perdere la calma. I medici dell’Asl, diversamente da quanto si è verificato al “Rummo”, sin dal primo momento, si sono comportanti in modo encomiabile. E’ opportuno affidarsi a loro.
I test vanno fatti. Su questo non si discute. Non è, però, giustificato, mi si permetta, il comportamento devastante di alcuni genitori che, questa mattina, hanno assunto atteggiamenti che non posso condividere. Non è con la protesta che si affrontano i problemi.
In tanti anni di attività, quando ho avvicinato un sofferente mi sono sempre chiesto: “Quale sarebbe il mio comportamento se a quel posto ci fosse mio figlio?”. Allora, con umiltà, dico ai genitori, che accanto a quella bambina io ci sono stato. Mia moglie, che è il suo medico, nei giorni scorsi, l’ha visitata più volte. Addirittura, il giorno di sabato santo, l’ha rivista, prescrivendole gli accertamenti, sul divano di casa mia. Nella mia abitazione, nei giorni pasquali, c’è stato il mio nipotino.Il regalo più bello che la vita mi abbia dato. Questo esempio credo sia sufficiente al fine di tranquillizzare tanti genitori. Questa mattina, anche io mi sono sottoposto al test. Posso assicurare, nel contempo, che quello di mia moglie, praticato venerdì, è risultato negativo.
Pochi minuti fa, ho parlato, telefonicamente, con uno dei medici dell’ospedale romano che mi ha riferito che la bimba sta guarendo e, sono sue parole, trascorso il tempo dovuto e ad accertamenti negativi, potrà ritornare a vivere, con tranquillità, la sua fanciullezza.
Esorto questa città, io che ho lottato con tutto me stesso, per vedere una sanità migliore, a mantenere la calma. Lo dico da padre e da nonno. Con tutto il cuore, anche se sto vivendo un momento terribile.
Ciò precisato, però, con la stessa umiltà, mi si deve permettere una ulteriore considerazione. Con tristezza, tanta tristezza, ho sentito affermazioni allucinanti che, malgrado le tante esperienze vissute, mi hanno distrutto.
Nessuno si è preoccupato di valutare il dramma di quella mamma che sola, in un ospedale sconosciuto, soffre la sua pena. Che tristezza!
Nessuno si è chiesto come stia la bambina.
Nessuno ha valutato appieno le vicissitudini di questi genitori, la mattina di martedì scorso, quando nel nostro ospedale, venivano sbattuti, come dei pacchi postali, da una parte all’altra.
Nessuno ha pensato come mai quel primario, competente, tra l’altro, del ramo, senza preoccuparsi di visitarla, si è lasciato andare ad affermazioni spregevoli verso l’attuale e la precedente amministrazione. Questi sta lì imperterrito e continua a percepire onorari facoltosi anche dai poveri pensionati. Non so Boccalone cosa mi risponde. Già, pochi giorni fa, siamo a tanto, nel corso di un convegno, in pubblico, facendosi reciproche lodi, si sono anche fatti fotografare. Poi, in privato, tutto questo. Quella foto è il simbolo della vergogna.
Nessuno ha valutato che questi due genitori si sono dovuti mettere in macchina ed affrontare da soli il viaggio rimanendo, poi, imbottigliati nel traffico del rientro dalle feste mentre la bimba aveva 39 di febbre. E le autoambulanze, Boccalone ci risponda, servono, forse, alle passeggiate cittadine?
Nessuno ha, concretamente, capito che la bimba è vittima di un macroscopico errore fatto in un altro ospedale cittadino ove lo zio, dopo trenta giorni di degenza, era stato dimesso con la banale diagnosi di” bronchite cronica”.
Gli interrogativi sarebbero ancora tanti, ma dovranno avere i chiarimenti dovuti. Queste sono le risposte che tutte le mamme devono chiedersi in quanto se non ci fosse stata quella leggerezza diagnostica, questo putiferio non si sarebbe verificato.
Concludendo, rinnovo l’invito a tutti i genitori, pur comprendendo il loro disagio, di dare un esempio di civiltà.
A questa mamma, trovatasi in un vortice più grande di lei, penserò io. Chiederò giustizia e non mi fermerò. Sinchè in me ci sarà un solo alito di vita.
Giuseppe De Lorenzo