«L’informativa del ministro è stata deludente, scarna e distaccata». Cosi il capogruppo di Coesione nazionale al Senato, Pasquale Viespoli, nell’intervento di replica all’informativa del ministro Fornero sulla Fiat nell’aula di palazzo Madama.
«Avrei voluto sentire dal ministro – aggiunge – se con la Fiat è ancora in corso un rapporto relativo ad un’iniziativa che è nata nel 2002-2003 e che costituì il più grande intervento che, nella dimensione europea, un’industria dell’automobile, insieme al Governo dell’epoca, abbia determinato sul terreno della formazione e dell’impegno rispetto ai dipendenti Fiat e riguardo a politiche attive del lavoro.
Mi riferisco, in particolare, alla formazione e ricollocazione dei soggetti dentro l’universo Fiat, in collaborazione e con il cofinanziamento di Fiat e Governo rispetto ad interventi finalizzati a fare quello che manca in questo Paese, cioè massicce iniziative di politiche attive del lavoro finalizzate alla ricollocazione dei soggetti rispetto alle crisi industriali».
Poi, prosegue: «Poichè quell’intervento mobilitò un impegno finanziario di circa 40 milioni di euro, e credo vi siano ancora 20 milioni di residui non utilizzati, sarebbe stato utile in questa occasione sapere se ed in che misura quelle risorse esistano, se le si voglia o no mobilitare in quella o in un’altra direzione, per capire come accompagnare la vicenda della Fiat. La Fiat si sposta in Francia o in altri Paesi perché altri governi determinano alcune condizioni favorevoli, per cui non è del tutto vero che bisogna lasciar fare il mercato e che il Governo deve solo creare le precondizioni o le condizioni dell’attrattiva».
Infine, Viespoli così conclude: «Nel caso di Irisbus tutto ciò non si è determinato, con l’aggravante di aver ostacolato ipotesi di riconversione produttiva attraverso l’impatto su quella vicenda della riforma pensionistica, che naturalmente ha creato condizioni di maggiore difficoltà rispetto a quell’intervento come ad altri. Per cui, anche da questo punto di vista, sarebbe stata utile una più puntuale sottolineatura rispetto all’impatto che la riforma pensionistica ha determinato, non solo rispetto ai cosiddetti esodati, ma anche rispetto alle vertenze in essere e alla possibilità o meno di accompagnarne l’esito».