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Sant’Agata, il Sindaco Valentino incontra la Soprintendenza per i Beni Archeologici

Scritto da il 12 aprile 2012 alle 19:14 e archiviato sotto la voce Territorio. Qualsiasi risposta puo´ essere seguita tramite RSS 2.0. Puoi rispondere o tracciare questa voce

Giovedì 12 aprile il sindaco Carmine Valentino ha ricevuto, presso la casa comunale di palazzo San Francesco, la responsabile della Soprintendenza per i Beni Archeologici di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta, dott.ssa Adele Campanelli.
La dottoressa è stata accompagnata a Sant’Agata de’Goti dalla referente territoriale per la Soprintendenza, dott.ssa Luigina Tomay e dal collaboratore Giovanni Matera.
Un incontro durante il quale sono stati affrontati vari temi legati alle iniziative che saranno poste in essere nella città di Sant’Agata de’Goti e che ovviamente vedranno come protagonista l’enorme e prezioso patrimonio architettonico in essa custodito.
Una ricchezza che l’Amministrazione comunale in carica intende preservare con attenzione anche attraverso progetti finalizzati allo sviluppo di aree di esposizione e conservazione dei preziosi reperti ritrovati sul territorio. In questo senso sarà concepita la cellula archeologica che nascerà presso la chiesa di San Francesco, annessa all’omonimo palazzo e di proprietà comunale.
E durante l’incontro si è parlato anche di prossime iniziative volte alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica ed alla salvaguardia e valorizzazione di tutti i beni storico – culturali del Comune, in collaborazione con l’Amministrazione e con le Autorità sovrintendenti.
“La nostra città, ha sottolineato il sindaco Valentino a margine della riunione, custodisce un patrimonio di inestimabile valore; numerosi sono stati negli anni i ritrovamenti di reperti e opere conservati oggi nei più importanti musei nazionali ed internazionali. Bisogna dimostrare sempre maggiore senso civico nel denunciare fenomeni quali il trafugamento di opere d’arte e reperti archeologici e intensificare, in tal senso, la vigilanza ed i controlli, anche come semplici cittadini.
Tutti noi dobbiamo comprendere che chi trafuga un oggetto prezioso che il tempo ha restituito indenne dopo migliaia di anni non commette solo un reato penalmente perseguibile ma arreca soprattutto un danno alla storia, alla cultura ed allo studio di una comunità, del suo passato, delle sue radici. Si perde così non solo un oggetto prezioso ma anche la grande possibilità di mostrarlo al mondo nei luoghi a ciò preposti come musei e cellule archeologiche”.

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