Nel dopo gara era attesa una sua dichiarazione. E Oreste Vigorito è arrivato puntuale in sala stampa. Il patron giallorosso è voluto ritornare sugli argomenti toccati la settimana scorsa per chiarire le sue scelte e confermare il ritiro punitivo. Previsto solo uno stop di ventiquattro ore per consentire ai calciatori di stare con le proprie famiglie, poi sarà nuovamente ritiro, nel centro ‘La Pace’, dove il gruppo sosterà fino a nuovo ordine.
Dunque il numero uno di via Santa Colomba non cambia idea, ribadisce le sue decisioni e chiarisce la voglia di restare al comando del sodalizio, mostrandosi amareggiato per la presa di posizione di parte della stampa e dei tifosi che non fanno fronte comune per stare vicino alla società in un momento difficile. Questo il Vigorito pensiero:
VIETATO MOLLARE – “Avevo un appuntamento con voi – esordisce Vigorito – Avevo detto che dovevo riflettere per cercare di capire cosa stesse accadendo in una mia società. Se in qualche modo potessi essere io il problema. Ma non ho detto che mi sarei fatto da parte”. Cita Che Guevara il presidente: “Un passo dietro mai. Neanche per prendere la rincorsa – aggiunge – Solo che evito di prendere decisioni affrettate”. Alla fine però la decisione c’è stata. Fondamentale un misterioso incontro e una chiacchierata in famiglia. “Ho deciso – spiega – dopo che per l’ennesima volta c’è stato qualcuno che è venuto a bussare alla mia porta, non per chiedermi le chiavi della società, che avrei ceduto volentieri visto che la ritengo patrimonio dei beneventani, e di fare quindi il presidente investendo propri soldi, ma proponendosi come risolutore di tutti i problemi della società, chiaramente a mie spese. Importante anche una chiacchierata con mia figlia, il cui marito qualche tempo fa era stato messo alla gogna dai tifosi salvo poi essere riabilitato. Mi ha spinto a cercare una chiacchierata con i calciatori. Ho fatto più di cento chilometri per parlare con loro, per confermare il ritiro e annunciare la sospensione degli stipendi perché la gente era stufa delle loro prestazioni. Ero però consapevole, per quanto potessi essere stato duro, che qualcuno avrebbe risposto da vero uomo in campo. E così è stato”.
LE SCELTE – Il presidente ci tiene a chiarire che la gestione manageriale non centra nulla con quanto sta accadendo al Benevento. E neppure accetta lezioni da questo punto di vista: “ Chi è andato via sa bene il perché e dovrebbe tacere anziché scrivere lettere per insegnarmi come si fa management. Per quanto riguarda quelli che sono qui godono della mia fiducia. Se dovessi accorgermi che remano contro li allontanerei all’istante. I processi sul loro operato li faremo a maggio. Ma sarà sempre la società a decidere, nessun altro”.
E’ un fiume in piena il patron giallorosso, pronto a difendere il suo operato in questi anni e ad attribuire alla sfortuna i mancati successi. Fa appello ai vari presidenti come Moratti, che per anni hanno investito soldi senza vincere nulla, e non si sente colpevole per aver scelto allenatori giovani o sconosciuti: “Altri lo hanno fatto. Hanno puntato su nomi non ancora affermati o che hanno subito più di un esonero”, riferendosi ai vari Stramaccioni, Stellone, Pecchia, lo stesso Grassadonia, ancora sconosciuti come tecnici. “Chi ha vinto – continua il patron giallorosso – sono solo i calciatori che io ho strapagato e coccolato. Qualcuno ritiene che queste vittorie siano dovute ai loro ingaggi non più così generosi. Non saprei dire”. Oreste Vigorito non cerca alibi, né un modo per giustificarsi, solo ribadire un concetto che non sempre nel calcio vince chi spende di più.
A rafforzare la sua tesi e la buona fede anche alcune scelte fatte quest’anno. “In controtendenza rispetto agli altri anni ho confermato gli allenatori due mesi prima, ho fatto decidere loro i calciatori da prendere, ho sostituito Mariotto con Loschiavo che in diverse occasioni funge anche da presidente e nonostante ciò è accaduto tutto questo. Se forse qualche palla in più fosse entrata tutto questo non sarebbe accaduto. Ma anche oggi se dopo i due pali nostri, avessero segnato loro sono convinto che avremmo perso.”
A MAGGIO I CONTI – Certamente però non vuole mollare, allontanarsi dalla squadra. La sua amarezza non è tanto per le delusioni sportive quanto per il mancato sostegno dell’ambiente (tifosi e stampa) in un momento così delicato: “Vorrei che tutti capissero questo momento difficile e ci stessero vicini come un tifoso di Cervinara che mi ha pregato di non mollare perché mi ritiene un Gladiatore. I conti facciamoli a maggio, ricordando che questo è il secondo di un progetto a tre anni e che ciò che è accaduto a Imbriani ci ha privato di un valido allenatore. Siamo partiti senza uno dei due allenatore, facendoci abbagliare dalle qualità tattiche di Martinez dimenticando che un buon tecnico deve essere anche un bravo comunicatore, un motivatore e Carmelo in questo ci riusciva benissimo. Non so se Ugolotti è un bravo allenatore, so che è pratico ed un uomo onesto. Lasciamolo lavorare sapendo che il nostro campionato inizia oggi perché prima non avevamo un allenatore, ma solo mezzo.
di Edoardo Porcaro