A proposito dell’ipotesi annunciata dal Ministro di Giustizia, Paola Severino, di localizzare in Firenze la sede della Scuola Superiore di Magistratura, il sindaco di Benevento Fausto Pepe ha dichiarato quanto segue:
“L’ennesima situazione incresciosa si è prodotta attorno alla Scuola di Magistratura. Mentre siamo ancora in attesa di un chiarimento che giunga dalle sedi istituzionali competenti, presso le quali insieme agli altri enti del territorio e la deputazione del Sannio abbiamo inoltrato una richiesta di audizione, apprendiamo dalla stampa che il Ministro Severino avrebbe già assunto un preciso indirizzo in merito.
Resto convinto che in un paese serio, governato da un esecutivo autorevole, non si possano eludere le corrette relazioni tra istituzioni. Abbiamo appreso delle scelte di volta in volta assunte dal Governo nazionale, nel corso di un question time, grazie a qualche indiscrezione di stampa o, come capitato ieri, durante un’audizione presso il CSM.
E comunque mai nel corso di un vertice bilaterale tra territorio e Governo, come invece avrebbe suggerito la delicatezza dell’argomento.
A questo scenario, sicuramente non edificante per i Governi che si sono succeduti dal 2006 ad oggi, in un vuoto decisionale colmato solo dalla Giustizia Amministrativa, si è oggi aggiunto lo strappo della Ministro Severino. L’assenza di un preciso indirizzo politico, infatti, non poteva che generare una scelta di questo tipo: non si è deciso di investire in un contesto territoriale marginale, non si è preferito promuovere una realtà del Sud, che fosse Benevento o Catanzaro, non si è presa in considerazione alcuna variabile politica o territoriale dagli investimenti economici alle aspettative prodotte.
In questo frangente, però, mi sento di rincuorare quanti hanno creduto e lavorato per affermare le ragioni del territorio. E’ grazie a questa caparbietà, a questa testardaggine, a questo anelito di autoaffermazione che il Sannio può farcela a superare anche i rischi legati ad un momento di grande difficoltà. Tutto ciò anche senza poter contare su investimenti o scuole, magari semplicemente auspicando il ritorno delle scelte nelle mani degli eletti dal Popolo”.