Si è celebrata alla Rocca dei Rettori nel corso dei lavori dei Consigli provinciale e comunale di Benevento la Giornata del Ricordo delle vittime italiane in Istria e Dalmazia ad opera delle armate di Tito alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Ai lavori hanno preso parte, oltre evidentemente ai componenti delle due Assemblee, ai parlamentari Mario Pepe e Pasquale Viespoli, al Vicario dell’Arcivescovo mons. Pompilio Cristino, anche Alessandra Corubolo e sua figlia Valentina Calissano, studentessa del Liceo “Rummo” di Benevento, rispettivamente figlia e nipote di un profugo istriano, le quali, su sollecitazione della dirigente del Settore Relazioni istituzionali della Provincia, Irma Di Donato, che ha curato i lavori, hanno recato testimonianze dirette sugli eventi terribili occorsi sul fronte italiano di nord est tra il 1943 e il 1945.
Presieduti da Giuseppe Maria Maturo e Luigi Boccalone, i lavori si avviati con una introduzione proprio del presidente del Consiglio provinciale il quale ha motivato l’iniziativa non solo come un ossequio alla legge istitutiva della “Giornata del Ricordo”, ma anche come un obbligo morale e civile per restituire pace alle migliaia di vittime civili della “pulizia etnica” di quelle terre dagli italiani.
Sono quindi intervenute la sig.ra Corubolo e la giovane Calissano che hanno rievocato, la prima con una propria relazione, la seconda leggendo alcuni passi di libri di memorie e saggi storici, quanto accadde in particolare nella città di Gorizia, dove viveva il loro papà e nonno, scomparso da qualche anno. Da quella città scomparvero per sempre molti italiani: dapprima ad opera dei nazisti, aiutati da bande slave, subito dopo l’Armistizio del 1943; quindi dai comunisti di Tito, che si liberarono dei loro nemici gettandoli nelle profondità carsiche delle foibe, spesso ancora vivi, ma legati mani e piedi.
E’ stata quindi la volta del presidente della Provincia Aniello Cimitile. Questi, nel ricordare alcuni tra gli episodi più nefandi di quei tempi, ha ripercorso le diverse teorie storiografiche che sono scese in campo per tentare di dare una spiegazione a quei fatti ingiustificabili. Il presidente ha detto che ricordare le Foibe significa riprendere in mano le passioni e il dolore di quei tempi, ma anche cercare di costruire un’Europa nella quale i nazionalismi e le ideologie non la facciano più da padrone.
Prendendo la parola, il consigliere Claudio Ricci ha riconosciuto come il nostro Paese abbia delle precise responsabilità storiche rispetto a quei fatti terribili, prima per non averli saputo impedire e poi per aver condannato all’oblio i profughi, cioè proprio le popolazioni offese. Non esistono tragedie di Serie A e di Serie B: le tragedie sono tutte uguali, ha detto Ricci, ma certo quanto accadde in Italia, dopo le stesse foibe, fu forse persino più grave dello stesso genocidio per colpa: disprezzare o mettere da un canto i profughi fu un gesto inammissibile. Per questo, ha concluso Ricci, occorre un’opera di riscoperta della storia da offrire ai più giovani.
Il consigliere comunale di Benevento Carmine Nardone, nel condannare le vittime della ferocia ideologica di quegli anni, ha ammonito che in questi tempi che vogliono liberarsi dalle stupidità delle contrapposizioni, pure resistono sacche di resistenza proprio di quelle malattie che segnarono negativamente la storia europea del secolo scorso. Egli ha quindi sviluppato un riferimento all’attualità chiedendosi quanto tempo ancora debba attendere l’Europa per condannare il revanscismo nazionalista ungherese che sta uccidendo la democrazia in quel Paese e sta creando pericolosi germi nel cuore stesso del vecchio Continente.
Il consigliere provinciale Luca Ricciardi ha voluto innanzitutto riconoscere l’importanza dell’iniziativa assunta dalla Provincia per la Giornata del Ricordo ed ha affermato che il significato di questa Celebrazione non vuole e non può essere confuso come un tentativo di divisione ulteriore della coscienza del Paese, ma, all’opposto, come uno sforzo per riunirlo attorno ad una memoria condivisa sulla scorta di una pacificazione interiore derivante dal riconoscimento della verità storica di una tragedia che per troppi anni si è colpevolmente voluto dimenticare. “È la memoria di un popolo e non di una sua parte che noi dobbiamo recuperare – ha detto Ricciardi. Lo dobbiamo fare per costruire tutti insieme il valore sacro della libertà, concetto sul quale non riflettiamo con la dovuta attenzione”. Per tale ragione Ricciardi ha proposto la istituzione di un “Comitato 10 febbraio”, con il compito di rendere viva e palpitante la memoria delle foibe e delle sofferenze del popolo italiano in Istria e Dalmazia.
Il presidente della provincia Cimitile si è dichiarato immediatamente favorevole all’iniziativa. Su questa considerazione i lavori delle due Assemblee si sono chiusi.