Carissimi fratelli e sorelle,
Cristo vive! Questo è il grido che si alza dalla storia, questa è la grande verità che dà significato alla nostra vita. “Ecco, Cristo, risuscitato dai morti, – scrive Sant’Agostino nel Commento al Salmo 147 – si mostra ai discepoli. Sono le sue nozze: Egli è lo sposo, la Chiesa è la sposa. Ecco, lo sposo che si diceva morto, annientato, finito, è risuscitato integro; ecco, si mostra agli occhi dei discepoli; ecco, si offre ad essere toccato… Essi credettero di vedere un fantasma perché non avevano più nessuna speranza di salvezza… Ora toccano, godono, trepidano…”.
Il Mistero Pasquale: la pace e la gioia
1 – La Grande Settimana si chiude con la celebrazione gioiosa della Resurrezione di Cristo. Si compie, si rinnova il Mistero Pasquale. Il grande e misterioso fatto della Resurrezione è l’evento per eccellenza rivelato da Dio e accettato dal cristiano per fede. La nostra è una religione del sepolcro vuoto: memoria perenne di una drammatica lotta che ha cambiato il destino della storia umana: morte e vita si sono affrontate; il Signore della vita era morto, ma ora, vivo, trionfa. A tutti coloro che credono in Lui è ridata la pace, la vita della Grazia, la pienezza di vita nel tempo e la pienezza di vita eterna.
2 – L’esperienza della Pasqua comincia quaggiù e coinvolge tutto l’uomo: è luce, forza, verità, è fondamento della fede e della speranza, è anche pace e gioia per l’esistenza umana. E’ la festa della gioia perché è vittoria della vita sulla morte, fisica e spirituale. E’ la festa della gioia e della pace perché l’uomo è stato riconciliato con Dio e può riconciliarsi con se stesso e con i fratelli. E chi non è in pace con Dio, con se stesso e con gli altri, non può vivere nella gioia. Anzi, è impossibile riconciliare gli uomini tra loro se prima non sono riconciliati con Dio.
La pace e la gioia donata da Gesù
3 – Dio promise la pace e la gioia nella notte santa del Natale dagli Angeli che annunciavano la nascita di Gesù: “Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia,[1] e la moltitudine dell’esercito celeste lodava Dio e diceva: pace in terra agli uomini che egli ama”[2].
La gioia fu preannunziata da Cristo stesso molte volte. Nell’ultima cena con il discorso d’addio, testamento d’amore, proclama: “questo vi ho detto perche la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”[3]; vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà, nessuno vi potrà togliere la vostra gioia [...] Chiedete e otterrete perché la vostra gioia sia piena[4]; Gesù parla agli Apostoli di queste cose mentre sono è nel mondo, perchè abbiano in se stessi la pienezza della sua gioia[5].
Gesù Risorto offre la gioia e la pace. Dopo la rivelazione della sua Risurrezione le donne, “abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, corsero a dare l’annunzio ai suoi discepoli “[6]. “La sera di quello stesso giorno […] venne Gesù, si fermò, in mezzo a loro e disse: Pace a voi [...] E i discepoli gioirono al vedere il Signore[7]. “Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: Pace a voi […] per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti” [8]. E dopo l’ascensione “essi tornarono a Gerusalemme con grande gioia”[9].
Il bisogno della gioia nel cuore dell’uomo
4 – La pace e la gioia sono beni che tutti cerchiamo. L’uomo anela a vivere in un’atmosfera di pace interiore, di serenità, di amicizia, di simpatia per l’altro, di condivisione, di gioia vera e profonda. L’uomo può godere di molte gioie umane naturali, volute da Dio, che ha disposto l’intelligenza e il cuore della creatura per la ricerca della verità e della gioia. C’è la gioia esaltante della esistenza, della vita, quella austera del lavoro, quella inebriante ed entusiasmante dell’amore, quella esigente del sacrificio. E’ connaturale all’uomo il bisogno della felicità. Scriveva il Servo di Dio Paolo VI nell’Esortazione apostolica sulla gioia cristiana: “Vi sono diversi gradi di questa «felicità». La sua espressione più nobile è la gioia, o la «felicità» in senso stretto, quando l’uomo, a livello delle facoltà superiori, trova la sua soddisfazione nel possesso di un bene conosciuto e amato. Così l’uomo prova la gioia quando si trova in armonia con la natura e soprattutto nell’incontro, […] nella comunione con gli altri. A maggior ragione egli conosce la gioia e la felicità spirituale quando la sua anima entra nel possesso di Dio, conosciuto e amato come bene supremo e immutabile”[10].
5 – Quindi, oltre alle gioie umani naturali, ci sono le gioie umane spirituali. La gioia, anche se è facilitata da moventi esterni di ordine anche materiale, può venire solo da un movente interno, da uno stato interiore spirituale, da una maturazione interiore. Essa è data quando è garantito l’equilibrio dell’interiore con l’esteriore.
L’incerta ricerca della gioia
6 – Disgraziatamente, anche se tutti cerchiamo la gioia, per molti non è facile dire in che consiste. Spesso è identificata con quella prodotta dalle industrie della gioia, intorno alla quale ruotano molti interessi. Ma la gioia non la si compra. Spesso si sbaglia indirizzo e la si cerca ostinatamente là dove non si trova. Non è un prodotto che si possa comperare quando è esaurita la riserva. L’uomo la cerca proiettandosi nel concreto, nelle sensazioni, nella esperienza individuate. Scriveva il Servo di Dio Paolo VI: “La società tecnologica ha potuto moltiplicare le occasioni di piacere, ma essa difficilmente riesce a procurare la gioia. Perché la gioia viene d’altrove. E’ spirituale. Il denaro, la comodità, l’igiene, la sicurezza materiale spesso non mancano: e tuttavia la noia, la malinconia , la tristezza rimangono sfortunatamente la porzione di molti. Ciò giunge talvolta all’angoscia e alla disperazione, che l’apparente spensieratezza, la frenesia di felicità presente e i paradisi artificiali non riescono a far scomparire”[11].
7 – In verità, la gioia può essere incompleta perché è sempre minacciata. Per cui nessuno può parlare di gioia e felicità perfetta. E ciò perché sono moltissime le difficoltà che impediscono il raggiungimento della gioia: la somma di sofferenze e miserie fisiche e morali, la presenza costante degli emarginati, derelitti, affamati, disoccupati, malati, moribondi, smarriti e peccatori.
Non si può cercare la gioia e la felicità fuori dalla Religione
8 – Lo affermava già Aristotele nella sua Etica a Nicomaco quando così ragionava: “la felicità è qualcosa di divino ed è impossibile all’uomo, perché l’essenza sua più profonda è l’intelletto, parte divina dell’essere umano. Se è vero che per ogni essere la cosa più buona e più piacevole è quella che attua quel che è tipico della sua natura (e nell’uomo è l’intelletto), è innegabile che per l’uomo, il sommo bene, la perfetta felicità consista nella vita contemplativa”[12].
Per il cristiano è qualcosa di più perché la contemplazione è incontro con una persona: Dio stesso. Dio è la sorgente della gioia. “La mia gioia è nel Signore”[13]. Dio ha mandato il suo Figlio unigenito a distruggere le cause dell’infelicità umana. La pienezza della gioia sgorga da Cristo Crocifisso e Risorto, dalla sua vittoria sul peccato e sulla morte. E’ la fede in Lui, accompagnata dalla Grazia, che ci dona la gioia. “Ne deriva che quaggiù la gioia del regno portato a compimento non può scaturire che dalla celebrazione congiunta della morte e della resurrezione del Signore. E’ il paradosso della condizione cristiana che illumina singolarmente quello della condizione umana: né la prova né la sofferenza sono eliminate da questo mondo nuovo, ma esse acquistano un significato nuovo, quella certezza di partecipare alla redenzione operata dal Signore e di condividere la sua gloria”[14].
Quaggiù si continuerà a lottare e a soffrire, ma all’orizzonte già spunta l’alba di vittoria.
9 – Per costruire già quaggiù il Regno di Dio, è necessario l’impegno di tutti a costruire una terra più abitabile e fraterna, promuovere sempre di più la giustizia e la carità per uno sviluppo integrale di tutti. Perciò gli uomini devono “unire i loro sforzi per procurare almeno il minimo di sollievo, di benessere, di giustizia, necessari alla felicità [...] Una tale azione solidale è già opera di Dio [...] Essa procura già la pace, ridona speranza, rinsalda la comunione, apre alla gioia”[15].
10 – Carissimi, formulo gli auguri pasquali chiedendo a Gesù Risorto i suoi doni di gioia, pace e serenità per l’intera Chiesa beneventana e, in modo particolare, per la Regione nordafricana, teatro, in questi mesi, di diversi episodi di violenza, nella speranza che sia presto avviato il dialogo e la riconciliazione in prospettiva di una convivenza fraterna e giusta.
Abbiamo bisogno della gioia e della pace, un estremo bisogno! L’uomo senza Dio, senza Cristo, senza lo Spirito Santo non può comprendere l’amarezza, la tristezza, la violenza, la sofferenza, il dolore e la morte. Nella misura in cui si apre a Dio, a Gesù Risorto e allo Spirito vivificatore e consolatore, potrà gustare pace, gioia e felicità.
Fissiamo lo sguardo sul Cristo Risorto; apriamogli mente e cuore: attingiamo da Lui, pieno di vita, la gioia di vivere, la grazia per vivere da figli di Dio in pace con Lui, con noi stessi e con gli altri.
Cristo Gesù Signore, noi in te crediamo e speriamo, noi te amiamo e invochiamo!
Andrea Mugione
Arcivescovo
[1] Lc 1, 11.
[2] Lc 1, 14.
[3] Gv 15,11.
[4] Gv 16,22-24.
[5] Gv 17,13.
[6] Mt 28,8.
[7] Gv 20,19 ss.
[8] Lc 24,36 ss.
[9] Lc 26,52.
[10] PAOLO VI, Esortazione apostolica Gaudete in Domino, 9 maggio 1975, in AAS 67 (1975), 291; tr. it. in EV 5/1248.
[11] Ibid., in AAS 67 (1975), 292; tr. it. in EV 5/1250.
[12] ARISTOTELE, Etica a Nicomaco X, 7.
[13] Salmo
[14] PAOLO VI, Esortazione apostolica Gaudete in Domino, 9 maggio 1975, in AAS 67 (1975), 301; tr. it. in EV 5/1267.
[15] Ibid., in AAS 67 (1975), 293; tr. it. in EV 5/1252.