Carteggi, ordinanze dei sindaci, comunicazioni dal Regno d’Italia, lettere del Ministro dell’Intermo, ma anche e soprattutto carteggi, lettere d’amore, cartoline inviate da terre lontane. Questo e, come sperano i promotori, molto altro costituisce la Banca della Memoria, il cui sportello provvisorio è stato inaugurato questo pomeriggio nella Sala del Crocifisso della Rocca dei Rettori, dove resterà fino al prossimo 31 gennaio dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18 di tutti i giorni feriali. “Lo scopo – dichiara Enzo Gravina, il coordinatore dell’associazione BBT che ha dato vita a questa prima iniziativa – è di far conoscere la storia del Meridione, di rileggerla ed interpretarla non solo attraverso i preziosi documenti che hanno carattere di storicità, ma anche riportando alla luce il vissuto quotidiano degli uomini e delle donne determinato inconsapevoli svolte sociali. Storia e storie come comprensione e possibile riscatto dei fenomeni che hanno generato nel XX secolo il ritardo e l’arretratezza delle genti del Sud”. La Banca della Memoria è un luogo, da oggi anche fisico, nel quale ciascun cittadino potrà ‘versare’ i propri ricordi trasformandoli in patrimonio comune. Notevole è stato in questi anni l’impegno di singoli operatori culturali – dell’associazione fanno parte Vincenzo Boscia, Enzo Gravina, Marino Cataudo, Ettore Melisce ed Ernesto Pietrantonio – che hanno messo a disposizione nuovi strumenti di ricerca e nuovi materiali di confronto sulle vicende che hanno caratterizzato il percorso economico, culturale e sociale di Benevento e dell’intero Mezzogiorno. I componenti di BBT hanno iniziato da tempo a lavorare per la realizzazione della Banca della Memoria e attualmente dispone di un patrimonio di circa trentamila libri dal XV secolo ad oggi, di circa ventimila documento dal XIV ad oggi e di circa 130mila fotografie, nonché di una sezione specifica comprendente mappe, incisioni, stampe, a partire dal XVII secolo. Un appello particolare, a questo punto, viene rivolto alle istituzioni locali, affinché possano dotare l’associazione di una sede stabile per consentire l’accesso ad un patrimonio nascente, che si amplierà in futuro, ma che è già consistente.