La Commissione Prezzi della borsa merci di Verona – che fa da riferimento per il mercato nazionale dei conigli – ha abbassato il prezzo di oltre 40 centesimi al kg nella sua prima seduta dell’anno. Il prezzo del coniglio vivo è così passato da euro 2,24 ad euro 1,81 al kg. “Un fatto storico per le quotazioni del coniglio vivo che – secondo il Presidente dell’Anlac (Associazione Nazionale Liberi Allevatori di Conigli, aderente ad AGCI Agrital) Saverio De Bonis – non si era mai verificato prima; questa diminuzione fa gridare allo scandalo poiché riporta il prezzo all’origine sotto il costo di produzione, in un momento di agonia per i liberi allevatori italiani, rendendo sempre più evidente l’ ipotesi di un cartello sui prezzi d’acquisto, specie se si considerano due aspetti fra loro correlati. Il primo relativo al rapporto tra domanda e offerta, con il calo di quest’ultima derivante dalla chiusura di molti allevamenti italiani, e con il boicottaggio delle vendite da parte di grossisti-macellatori con rilevante potere di mercato. Il secondo aspetto è dovuto all’ incredibile aumento dei costi di produzione che durante il 2010 ha superato il 20% e che non giustifica, dunque, una diminuzione così forte del prezzo del coniglio all’origine. In questa situazione è anche scandaloso – continua De Bonis – che il Piano di settore, voluto da una risoluzione del Senato, predisposto dal Ministero con il consenso delle organizzazioni sindacali e approvato dalla Conferenza delle Regioni, non riesca ad essere varato; al suo interno tra le misure a costo zero vi sarebbe la riforma più importante: quella del sistema di rilevazione prezzi con l’attuazione di una commissione unica nazionale (cun); ma a quanto pare le organizzazioni non avrebbero deciso le designazioni dei rappresentanti, il che ci sembra unicamente un pretesto”. Il settore non può tornare a crescere se il mercato prende il posto della politica, e quando
il mercato prende il posto della politica vuol dire che pochi privati prevalgono sulla volontà pubblica; è quello che sta accadendo nella coniglicoltura italiana in cui non si riescono a fare nemmeno le riforme a costo zero, già approvate dalle istituzioni, per la volontà di qualche lobby che vuol monopolizzare il settore, senza produrre alcun vantaggio per i consumatori.