Nella prima mattinata odierna i Carabinieri della Compagnia di San Bartolomeo in Galdo hanno provveduto al concorso nelle notifiche di nove richieste di rinvio a giudizio relative ad altrettanti ex amministratori comunali ed imprenditori locali, alcuni dei quali erano già stati colpiti in precedenza da misure cautelari personali, concernenti obblighi o divieti di soggiorno. L’imputazione appare certamente grave e senza precedenti per il territorio del Fortore, in quanto è stata configurata una associazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffe ai danni dello Stato, abusi d’ufficio e turbata libertà degli incanti. I provvedimenti sono scaturiti da una serie di indagini dei Carabinieri della Stazione di San Bartolomeo in Galdo, la prima delle quali risalente al 2008, relative alla gestione finanziaria del Comune di San Bartolomeo in Galdo, nonché alla gestione degli affidamenti di incarichi professionali ed appalti per la realizzazione di lavori pubblici, con particolare riferimento a quelli derivanti dal dissesto idrogeologico della zona, in relazione ai lavori urgenti sulle strade interessate.
L’indagine, partita come si diceva nel 2008, aveva ad oggetto delle presunte irregolarità inerenti alcuni lavori pubblici eseguiti nella cittadina fortorina, con particolare riferimento alla viabilità stradale. Il principale filone d’indagine riguardava le ordinanze concernenti i lavori di rifacimento della strada denominata Amborchia, importante arteria stradale che collega San Bartolomeo in Galdo alla statale 17, che unisce a sua volta i centri di Foggia e Campobasso. I Carabinieri, sotto la guida del Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Benevento, Dottor Antonio Clemente, hanno operato scrupolosi ed approfonditi accertamenti su una vasta mole di atti amministrativi, per poi risalire alla configurazione e all’imputazione di specifici fatti reato a carico di alcuni ex amministratori comunali, che all’epoca dei fatti rivestivano ruoli e funzioni apicali, che vanno dalle falsità ideologica commessa da Pubblico Ufficiale in atti pubblici, all’abuso d’ufficio, alla turbata libertà degli incanti, commessi in concorso fra di loro e con il vincolo della continuazione temporale, in esecuzione del medesimo disegno criminoso.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, gli ex amministratori imputati, ognuno per la propria parte di competenza, avevano dapprima falsamente attestato l’esistenza della copertura finanziaria attinente le opere da eseguire, omettendo nel contempo le previste attestazioni di regolarità tecnica e contabile, per poi appaltare artificiosamente i lavori ad una ditta di favore.
In particolare secondo gli stessi inquirenti, alcuni degli ex amministratori imputati avrebbero attestato falsamente l’esistenza di vari crediti a favore del Comune, per una somma complessiva di circa due milioni di euro, risultati ad un più accurato esame inesistenti. Tali cespiti “fantasma” erano finalizzati infatti a dimostrare la sussistenza di fondi, indicati come le necessarie risorse finanziarie per poter effettuare i lavori pubblici in argomento. Peraltro, come hanno sottolineato gli investigatori, l’inesistenza di tali fondi è stata inoltre certificata anche dal Commissario ad acta del Comune di San Bartolomeo in Galdo, che proprio nel 2008 fu per l’appunto commissariato in seguito alla mancata approvazione del bilancio per gli onerosi debiti contratti.
I membri della “cricca” sanbartolomeana, sempre secondo gli investigatori, in accordo ed in concorso fra loro, hanno ripetutamente prodotto false attestazioni in atti pubblici, al fine di determinare, sempre e solo in capo a determinati soggetti privilegiati, l’assegnazione di incarichi professionali, anche per non meglio identificate “migliorie tecniche”, con le conseguenti aggiudicazioni di favore dei lavori, arrecando così sia un danno alla Pubblica Amministrazione che ai tecnici professionisti e alle altre imprese partecipanti alle gare in questione.
In particolare, i responsabili, in qualità di Pubblici ufficiali, abusando delle loro qualità e dei loro poteri, colludendo con due soggetti partecipanti alla gara d’appalto per i lavori de quibus, amministratori di una società di costruzioni, facevano in modo di turbare la procedura relativa alla gara d’appalto a cottimo fiduciario per i lavori urgenti di consolidamento idrogeologico dei dissesti sulla predetta strada Amborchia.
Nello specifico, i militari dell’Arma ricostruivano la vicenda accertando che uno dei tecnici incaricati, nella stessa data in cui si svolgeva la gara, spediva gli inviti a partecipare alle ditte concorrenti, inviti che però recavano la data del giorno prima, impedendo così di fatto la partecipazione a tutti gli altri concorrenti, ad eccezione della sola impresa risultata poi aggiudicataria, già presente sul posto, approvando inoltre illegittimamente, con una determina a sua firma, pur non avendone i poteri legali, il verbale di gara così redatto.