Sabato 7 maggio, alle ore 11.00, presso la Bibliomediateca Provinciale al Palazzo Terragnoli di Corso Garibaldi, n. 47 di Benevento sarà presentata alla Stampa una personale del pittore Stefano Di Stasio con il titolo ‘Notizie dall’altrove’, la cui ufficiale apertura è fissata per le 18,30 dello stesso 7 maggio presso il Centro Art’s Events alla Località Collepiano di Torrecuso.
La personale del Di Stasio, curata da Tommaso De Maria, per la Direzione scientifica di Ferdinando Creta ed il Catalogo con Testo di Massimo Bignardi, conclude il programma, avviato nell’anno 2010, di esposizioni di interpreti dell’arte contemporanea italiana promosso dall’assessorato alla cultura della Provincia di Benevento con la Galleria Arts Events di Torrecuso.
Dopo le personali di Pino Deodato, Giorgio Cattani, Igor Verrilli e Gian Marco Montesano, è la volta del Di Stasio, artista napoletano, ma trapiantato tra Roma e Spoleto, protagonista della corrente dell’Anacronismo.
Considerato uno degli artisti che ha promosso il ritorno alla pittura che ha caratterizzato gli ultimi venti anni del Ventesimo Secolo, presente con Sala personale alle Biennali di Venezia del 1984 e del 1995, presente alla XI, XII, XIII Quadriennale Nazionale DArte di Roma, autore di un intero ciclo pittorico su storie francescane, per la nuova Chiesa di Terni ‘S. Maria della Pace’, progettata da Paolo Portoghesi, e di altre importanti opere, Di Stasio presenta, tra l’altro, quattro tele che danno vita al ciclo ‘I viandanti della dormiente’, realizzate specificamente per la mostra a Torrecuso.
Come scrive il Bignardi nel Catalogo, in queste tele, sullo sfondo « a mo di registro scenografico che organizza di volta in volta il dettato narrativo, si accampa il profilo dei monti che danno vita al massiccio della ‘Dormiente del Sannio’, con il Monte Pentime che tratteggia il capo, il Pizzo del Tesoro a suggestionare il mento, il Pizzo Cupone che ne modella i seni, allungandosi fino al Taburno che plasma i piedi. L’immagine che la suggestione analogica suggerisce alla nostra fantasia è maggiormente rimarcata dalla narrazione tessuta dall’artista che, non solo si serve della sagoma disegnata dal profilo dei monti, da secoli consolidata nei racconti che la tradizione tramanda, ma aggiunge ad essa ulteriori soggetti e figure propri della mitologia popolare beneventana. Fa leva sul senso di riconoscibilità dell’immagine, per agevolare il fruitore ad entrare nello spazio allestito dalla pittura, dal suo enigma; si serve del paesaggio per definire (perimetrare) il campo nel quale la sua azione si compie, perché, sia pensabile, che l’arte, la dimensione della sua relazione con la collettività, concorra al rinnovamento di un territorio e della sua comunità».