‘Oltre al Puc, sarà probabilmente la cosiddetta “housing sociale” che potrà coprire i diversi interessi mistificandoli come interventi “pseudo-sociali”. Una speculazione sui bisogni abitativi, che illude le famiglie sull’’acquisto dell’appartamento, legherà a doppio filo molti nuclei familiari (specialmente quelli meno agiati) agli interessi bancari e alle conseguenze che ne deriveranno in caso di impossibilità di sostenere i mutui’. E’ quanto scrive in una nota Luigi De Nigris – il capogruppo al Comune di “Sud Innovazione e legalità”.
Si enfatizza sulla casa di proprietà, quando, invece, il problema di fondo è di avere un affitto proporzionale al reddito Il bisogno sociale di tante famiglie è una casa popolare in affitto, è la sicurezza dell’abitare in un contesto dignitoso, non il suo acquisto.
Dovrebbe essere questa la base di una politica di “sinistra” che, se ha ancora senso, come io credo, non dovrebbe cadere nello specchietto per le allodole dell’housing sociale. Non ci vuole molto per capirlo. Basta leggere qualche rapporto nazionale sullo stato dell’economia e della società italiana per riscontrare che ciò che emerge è un quadro preoccupante. Se si confrontano i dati del 2011 con quelli dell’anno precedente:il 40% delle famiglie italiane ha difficoltà a pagare la rata del mutuo (erano il 23,2%, nel 2010) ed il 38,1% (contro il 18,1% del 2010) a pagare il canone d’affitto.
Anche quando si indaga sulla condizione economica non individuale, ma complessiva della famiglia la situazione appare preoccupante. Sempre meno famiglie riescono a risparmiare qualcosa (26,2% contro il 30,8% del 2010) e a raggiungere l’oramai ambìto traguardo della “fine del mese” (61% vs 66% del 2010).
Nonostante ciò, chi amministra, continua a pensare che la priorità sia quella di… costruire case’.