Le esternazioni dell’On. Mazzoni sono a dir poco sconcertanti sia nel metodo che nel merito. È incomprensibile che ad invocare il coinvolgimento degli iscritti alle decisioni di partito, prendendo le distanze dagli “editti comunicati a mezzo stampa”, sia proprio colei che, dopo una folgorazione sulla via di Damasco ed un repentino matrimonio con il Popolo della Libertà alla vigilia delle elezioni europee, abbia scelto di ritirarsi sull’Aventino per pontificare cosa è giusto e cosa non lo è, esprimendo giudizi su tutto e tutti, ma continuando contemporaneamente a vivere di fatto al di fuori di quel partito che l’ha premiata. L’On. Mazzoni, nonostante abbia beneficiato del consenso degli elettori del Popolo della Libertà, non ha ancora aderito alla Provincia al gruppo consiliare del PDL, preferendo mantenere una posizione di autonomia che in più occasioni ha consentito al centro sinistra di continuare a governare alla Rocca dei Rettori.
Né i tanti militanti che frequentano quotidianamente la sede del coordinamento provinciale hanno mai avuto il piacere di incontrare l’On. Mazzoni, al fine di rappresentarle istanze e problematiche di rilevanza europea. Invero l’On. Mazzoni avrebbe potuto benissimo rappresentare le proprie opinioni partecipando alle numerose manifestazioni pubbliche organizzate dal PDL o alle riunioni del Coordinamento provinciale, ma evidentemente non ritiene opportuno un contatto diretto con quanti l’hanno votata.
Quanto al merito delle questioni poste dall’europarlamentare è evidente che la sua vera cultura politica, figlia della degenerazione in cui è incorsa la Democrazia Cristiana negli anni ottanta, non consente di farle percepire che la gente, scegliendo il Popolo della Libertà, ha sposato la filosofia del Presidente Berlusconi, che è quella di un patto chiaro tra eletti ed elettori, cestinando definitivamente la politica dei due forni e l’ambiguità delle posizioni. E probabilmente l’On. Mazzoni è stata così lontana dal territorio da non percepire quello che tutti hanno percepito: a lanciare attacchi sulla stampa, al solo fine di delegittimare una classe dirigente provinciale che è risultata essere vicina alla gente e vincente in più occasioni, sono quelle stesse persone che oggi hanno trovato nell’europarlamentare, probabilmente assetata di visibilità, l’ultima ancora di salvezza.
Ed è proprio questo modo di essere che consente di individuare un filo conduttore unico tra la questione locale e quella nazionale. Ma se ciò è comprensibile per chi, come il Sen. Viespoli, ha chiaramente e legittimamente sposato la causa dell’On. Fini, lo stesso non è comprensibile per altri che, invece, dovrebbero essere ben lontani dalla linea politica di quest’ultimo e non consentire, quindi, un’eco a livello provinciale.
Ma a queste persone è sfuggito che il messaggio lanciato nelle ultime competizioni elettorali dagli elettori sanniti, laddove hanno premiato costantemente l’On. De Girolamo, è fin troppo chiaro: i sanniti vogliono le donne in prima linea e non le prime donne.