Samnites Gens fortissima Italiae

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direttore Antonio De Cristofaro

Festa del 1° Maggio: le considerazioni

Scritto da il 30 aprile 2010 alle 18:58 e archiviato sotto la voce Attualità. Qualsiasi risposta puo´ essere seguita tramite RSS 2.0. Puoi rispondere o tracciare questa voce

Pierluigi Moccia del Movimento Giovani per le Riforme – Nuovo Psi

‘Festeggiare il lavoro e i lavoratori è un gesto nobile e un atto dovuto nei confronti di chi si sacrifica duramente al fine di assicurare a se stesso e alla propria famiglia una esistenza dignitosa. Il lavoro è manifestazione di civiltà oggi, come un tempo.
Non si può non essere grati ai tanti lavoratori che con i loro sforzi contribuiscono a fare della nostra Italia una grande nazione. Nel contempo però, non si può tacere dinanzi alle innumerevoli difficoltà, ai drammi con cui taluni lavoratori e coloro i quali vivono nella speranza di trovare una occupazione, devono confrontarsi quotidianamente. Penso allora, ai gravissimi problemi rappresentati dalla disoccupazione, un male assoluto, dal precariato e dal lavoro nero: nel mentre l’attenzione mediatica si concentra su temi che ai cittadini interessano relativamente, si perdono di vista questi che sono, come già detto, degli autentici drammi.
È vergognoso come tanti giovani volenterosi difficilmente riescono a trovare lavoro ed è inammissibile che tanti altri, anche meno giovani invece lo perdano, si ricordino ad esempio le molte imprese che chiudono per effetto del periodo di crisi che stiamo vivendo, procurando la cessazione di tanti rapporti di lavoro. Si pensi poi a tutte le volte in cui si sente parlare di infortuni sul lavoro, soprattutto di ‘morti bianche’, che nella maggior parte dei casi vedono protagonisti lavoratori sprovvisti di un regolare contratto.
Altro tasto dolente è rappresentato dalle ‘violenze’ di tipo psicologico che molti sono costretti a subire nei propri ambienti di lavoro: solo da pochi anni, anche se timidamente si parla di fenomeni quali il mobbing, ed altri.
Senza dimenticare le donne, che vengono chiamate in causa solo quando fa comodo: è vergognoso che al giorno d’oggi si continui a non rispettare la condizione di ‘donna-lavoratrice’.
Sono questi i veri problemi della società odierna, come sopra specificato, le difficoltà con cui devono fare i conti tanti cittadini. La politica e le istituzioni dovrebbero affrontare seriamente queste problematiche e cercare in qualche modo di risolverle, prendendone coscienza, altrimenti qualsiasi messaggio mediatico e sorta di celebrazione per il 1° maggio non rimangono altro che squallide manifestazioni di ipocrisia’.

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Segreteria provinciale di Italia dei Valori

Il 1° maggio non è soltanto la festa di tutti i lavoratori. Non è semplicemente un segno rosso sul calendario o l’occasione per prendersi una vacanza. Il 1° maggio è qualcosa di più e di meglio: è il simbolo della dignità del lavoro.
Non bisognerebbe mai dimenticarsene.
Il 1° maggio è un episodio nell’infinito percorso di lotte del movimento operaio. Una giornata storica. Ma soprattutto il 1° maggio ha un senso profondo che, mai come adesso, ha bisogno di essere riaffermato.
E il senso è che il lavoro è un diritto. Il lavoro è il fondamento della dignità personale di ciascuno.
Troppi esponenti della classe politica – nazionale, meridionale, locale – se ne sono dimenticati o fanno finta di esserselo dimenticati. Troppe volte il lavoro è stato ridotto a concessione o grazia del principe, svilito a strumento di ricatto, degradato a mezzo di coercizione, trasformato in nuova schiavitù – il lavoro nero dei migranti – o camuffato (e smembrato) dentro brillanti formule contrattuali – la precarietà. Troppi uomini e donne e giovani hanno dovuto accettare l’inaccettabile: che il diritto al lavoro in questo paese non è più un diritto.
La crisi ha morso l’economia di tutti i territori. Ha messo in difficoltà imprese, enti pubblici, esercizi commerciali, famiglie, individui. Ha eroso il potere d’acquisto e amplificato costi e prezzi. Ha fatto esplodere la disoccupazione. La crisi ha ulteriormente disintegrato il lavoro.
Eppure c’è chi la invoca per dire che non c’è tempo, né modo, per fermarsi. Per smettere di lavorare. Per smettere di consumare. C’è chi dice che non dobbiamo, domani che è 1° maggio, festeggiare la Festa dei Lavoratori.
A chi sostiene questo, a chi utilizza la crisi per punire il Lavoro, occorre dire che sporcare i simboli – disprezzare il 1° maggio – non è un buon modo per ridare dignità alle persone. Né può essere il modo giusto per riprendersi il diritto al lavoro.
L’Idv, insieme con tutte le forze politiche che credono nella giustizia e nell’uguaglianza, ha a cuore i simboli, e la carne e il sangue degli uomini che vi sono dietro. E dedica a tutti i lavoratori – a quelli che il lavoro l’hanno perso, che non ce l’hanno mai avuto, a quelli che ne sono scontenti, che lo cercano con disperazione e rabbia, a quelli che se lo sono ripreso, a quelli che per farlo ci hanno rimesso la vita – un 1° maggio di riscatto, e di speranza. Per ricordarsi ancora una volta di cos’è davvero il lavoro: il più caro dei nostri diritti fondamentali, il più insostituibile dei nostri valori’.

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