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direttore Antonio De Cristofaro

Fondazione Teatro Romano, il M° Minicozzi: è ora di svegliarsi

Scritto da il 27 settembre 2010 alle 12:19 e archiviato sotto la voce Attualità, Cultura & Spettacoli, Testata. Qualsiasi risposta puo´ essere seguita tramite RSS 2.0. Puoi rispondere o tracciare questa voce

Era ora che ci risvegliassimo dal lungo letargo in cui la città di Benevento è piombata. Da quando nel 1969, data in cui con  ”Norma” e “ Turandot “ iniziarono le stagioni liriche al Teatro Romano, parteciparono anche artisti  beneventani. Inizialmente a debuttare fu il coro di voci bianche della locale  “Scuola Musicale Sannita“ diretta dai maestri Cosimo Minicozzi e Tullio Zitani. Nelle successive opere Turandot, Gioconda, Bohème, Carmen, Pagliacci e Tosca, si vide l’inserimento di musicisti sanniti aggiunti nell’orchestra, nel coro lirico e in parti comprimarie. L’apertura del Conservatorio agli inizi degli anni ’80 incentivò la partecipazione di numerosi giovani artisti sia nelle masse orchestrali e corali che nelle parti canore di un certo rilievo. Molti di questi nostri artisti, attualmente, svolgono attività  presso il Comunale di Firenze, in quello di Bologna, all’Arena di Verona, al Comunale di Trieste, all’Opera di Roma, al Teatro S. Carlo di Napoli, al Comunale di Palermo e al Teatro Verdi di Salerno. Tanti ricordano che negli anni ottanta al Teatro Romano si esibivano i più grandi artisti dell’epoca: Mario Del Monaco, Giuseppe Di Stefano, Ferruccio Tagliavini, Pier Miranda Ferraro, Aldo Protti, Virginia Zeani, Katia Ricciarelli, Silvano Pagliuca  Raina Kabaivansca e tanti altri. Nella stagione del 1989, per l’esecuzione della Nona Sinfonia di Beethoven su un totale di settanta coristi, ben quaranta erano beneventani. L’anno seguente si sarebbero invertite le parti: i coristi beneventani diventavano i titolari, gli altri divenivano aggiunti. L’allora Presidente dell’Amministrazione Provinciale Ing. Luigi Tedeschi, era intenzionato a far nascere il Coro del Teatro Romano, con tanto di divise donate dall’Amministrazione. E’  ancora vivo il ricordo di una Butterfly , di un’Aida e di tante altre opere liriche, in cui il pubblico gremiva finanche lo spazio sottostante le gradinate, seduto a terra. Pere assistere alle rappresentazioni arrivavano pullman da tutte le province della Campania, dal Molise e dalla Puglia, alimentando l’economia locale. Nel 1994 sotto la spinta dell’assessore alla cultura dell’Amministrazione Provinciale Vincenzo Signoriello fu rappresentata presso il Teatro Romano l’Opera “La Traviata“ dall’ISBES, i cui componenti di orchestra e coro  erano tutti sanniti. Con il rinnovo dell’Amministrazione Provinciale nel 1995, sotto la presidenza Russo, assessore alla Cultura Francesco Petrillo, le stagioni liriche cambiarono impostazione:  si scelse la forma del concerto lirico al posto della rappresentazione scenica dell’opera. Cambiava così anche la location e mancava il fascino  teatrale delle scene, delle luci, dei costumi ecc.. ma per una serie di circostanze, l’esperimento naufragò. Anche il grosso pubblico si allontanò, restringendo il campo ai soli intenditori. Benevento vedeva così sfumata la grande occasione di trasformare la stagione lirica in Teatro di Tradizione, cosa che nel mezzogiorno è invece riuscita ai Teatri di Cosenza e Reggio Calabria, oggi nel pieno delle loro attività. Una timida ripresa fu operata dall’amministrazione Nardone tramite l’assessore Giorgio Nista che negli anni 2005-2007 proposero un cartellone estremamente ridotto che non corrispondeva alla tradizione copiosa degli anni precedenti. Dopo l’oblio e l’abbandono ivi compreso della struttura archeologica del teatro romano. 
La recente iniziativa lanciata dal presidente del CEDAM prof. Antonio Verga, di riprendere la Stagione lirica al Teatro Romano con la creazione di una fondazione ad hoc, è da sostenere con gran forza, non solo perché la città  riprenderebbe una tradizione gloriosa, ma soprattutto perché, dopo trent’anni di vita del Conservatorio di Musica di Benevento, potrebbero essere coinvolti tanti validi professionisti, strumentisti e cantanti, che oggi operano nei maggiori teatri d’Italia. Faccio, pertanto, un appello agli enti locali perché sostengano adeguatamente la proposta della Fondazione in modo da poter creare un’orchestra, un coro e un corpo di ballo stabili. Rivolgo, inoltre, un invito a tutti gli appassionati di musica a sostenere in ogni modo  l’iniziativa della fondazione, anche privilegiando forme di “microazionariato“ che conferirebbero ad ogni sottoscrittore il ruolo di promotore e di protagonista. Lo sferisterio di Macerata iniziò negli anni settanta la propria attività di teatro lirico, con una sottoscrizione a tappeto di abbonamenti e donazioni private e pubbliche. Oggi lo sferisterio di Macerata è da annoverare tra le maggiori istituzioni del panorama lirico italiano.  
Auspico, infine, che intorno a questo progetto si coagulino tutte le forze sociali, culturali, politiche ed economiche, così da trasformare quella che oggi appare come un’utopia, in una concreta prospettiva di sviluppo del territorio sannita.

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