Finalmente, il Ministro dell’istruzione si è accorta che il fenomeno della proliferazione degli Atenei on line ha bisogno di una regolamentazione.
La situazione, per la verità, era abbondantemente fuori controllo da tempo, come dimostrano anche le numerose inchieste giornalistiche che “Striscia la Notizia” ha dedicato al fenomeno, cercando di porre all’attenzione dell’opinione pubblica diversi situazioni al limite della truffa che si verificavano nella gestione delle Università on line.
Partiamo dalle inchieste di “Striscia”.
Da esse fuoriesce un quadro davvero ai limiti di una gestione delinquenziale delle stesse poiché spesso si assiste a promesse di facilitazione nel superamento degli esami pur di irretire lo studente e, scopo di tutto, fargli pagare la lauta tassa di iscrizione e le rate ad essa connesse.
Il tutto deve essere visto come la punta di un iceberg, poiché, anche laddove non si arrivi a queste forme estreme di vera e propria corruzione, si assiste in generale ad una gestione diciamo “poco attenta” della situazione.
Chi scrive ha per esperienza personale potuto assistere alle metodologie di accreditamento dei punteggi necessari alla Laurea che questi atenei applicano, anche nel formale rispetto delle normative.
Gli esaminatori sono disponibilissimi a valutare ogni tipo di credito formativo possibile: esperienze di lavoro, lauree in altre facoltà, persino iscrizioni ai sindacati.
Tutto ciò, nella forma, avviene nel rispetto delle normative, ma nella sostanza i criteri per l’aggiudicazione dei crediti sono troppo tolleranti, spesso si finisce per convalidare esami che davvero poco hanno a che fare con la facoltà scelta dallo studente, facendo sorgere quindi il fondato dubbio che alla fin dei conti quello che interessa è portare il candidato ad immatricolarsi, facendogli intuire che il tempo da dedicare allo studio sarà poco e che egli potrà usufruire di tutte le agevolazioni possibili ed immaginabili.
Il Ministro Gelmini ha sottolineato con una circolare tutti gli aspetti generali della situazione, senza entrare nel merito delle situazioni estreme, ossia di quelle vere e proprie truffe di cui si è occupata “striscia la notizia”, ma fotografando quell’insieme di comportamenti troppo “lascivi” che, pur rimanendo formalmente in ambiti legali, rendono insostenibile la situazione degli Atenei on line.
Altro fenomeno molto discutibile legato a questa situazione è quello dei cosiddetti “tutor”, ossia quegli insegnanti che vengono posti a sostegno dello studente durante il suo percorso di studi e che ha il compito di sostenerlo nel percorso formativo fornendogli materiale di studio nonché, all’occorrenza, chiarimenti e delucidazioni.
Ebbene, accade che questi “tutor” fanno parte dell’organizzazione stessa che poi esaminerà il candidato e che essi intrattengano spesso rapporti di conoscenza, anzi spesso di amicizia con i professori che faranno poi parte della commissione esaminatrice sugli esami.
Tutto questo porta naturalmente ad una situazione per niente limpida poiché è facile pensare che il “tutor” non si limiti ad aiutare il ragazzo nella preparazione accademica ma che egli intervenga anche in fase di valutazione del candidato sfruttando i rapporti che ha con il professore.
Ultimo ma non meno importante argomento messo in luce dalla circolare della Gelmini è la esigua mole di studio cui sono sottoposti gli studenti: programmi ridotti all’osso, divisione degli esami in troppi moduli, ecc. ecc.
Questo naturalmente finisce con lo screditare in maniera pesante l’intero sistema universitario italiano, che, paradossalmente, si cerca in ogni modo di migliorare e rendere competitivo a livello europeo per quanto riguarda gli atenei tradizionali.
E’ questo uno dei dati più allarmanti del fenomeno, poiché se la situazione degli atenei on line continuerà indisturbata ad essere questa, potremmo trovarci anche a dover dare conto alla Comunità europea della scarsa preparazione degli studenti laureati da dette Università.
Quello che il Ministro mette in evidenza è che sarebbe necessario un giro di vite innanzitutto per rendere i programmi più conformi a quelli delle Università statali e poi per far diventare più severo il sistema di accreditamento dei punteggi formativi, andando poi ad analizzare nel dettaglio le situazioni in cui si rasenta veramente la frode, tipo quelli messi in evidenza dalle inchieste di “striscia la notizia”.
Di Raffaele Bozzi