“MONNEZZA IACTA EST” libero rifacimento del più famoso il dado è tratto di cesariana memoria, anche se sarebbe più opportuno l’altro famoso aforisma “date a Cesare quello che è di Cesare” che tradotto in soldoni vuol dire lasciate la monnezza a chi la ha prodotta e cioè a Napoli. Per la verità qua di Cesari non ne vedo traccia ma piuttosto di Cesaroni, dalla nota fiction, un’armata Brancaleone che non è capace di far sentire le proprie ragioni in…Regione. Ma qualcuno pensa forse che, a parti invertite, ipotizzando, questa volta, in crisi Benevento, ci farebbero sversare a Chiaiano? Ma Napoli, che ha bruciato non so se nel termovalorizzatore o meno, milioni di euro per la raccolta differenziata producendo in un anno solare crescita zero, è autorizzata quoad vitam a demandare i suoi atavici problemi alla buona operosità altrui? E allora, se non abbiamo le palle per opporci a tali soprusi, se il destino tracciato per noi da chi dovrebbe rappresentarci politicamente è quello di essere identificati come servi della gleba, prendiamoci almeno il piatto di lenticchie di Esaù: facciamo in modo che i Napoletani contribuiscano al pagamento della TARSU dei Beneventani, cittadini virtuosi che in quello stesso anno solare hanno saputo creare una crescita di raccolta differenziata di circa il 20%, ben lontano dalla loro crescita zero, un voto che è stato abolito anche dall’amministrazione scolastica, tanto era mortificante! E siccome sono incazzato nero voglio continuare a “girare il comunicato nella piaga”: vogliamo anche ricordarci che, tanto era il desiderio di gratificare economicamente quella Città raro esempio di civiltà, ci si è inventato un milione di euro da destinare ad una equipe di psicologi che dovevano supportare la popolazione nei momenti della crisi per “stress da rifiuti”? E con la popolazione dei Comuni campani vicini alle discariche stravolte dai rifiuti napoletani come se la vogliono cavare forse “co’ ‘na guantiera e sfugliatelle? Ma la sfogliatella, cari concittadini, è già pronta perché sarà la nascente Società Provinciale ad occuparsi della messa in sicurezza della discarica di S. Arcangelo, raro esempio di terreno franoso e di riporto, basta leggere i dati degli inclinometri, con impegno finanziario chiaramente a carico dei contribuenti sanniti nelle future TARSU, cittadini che ne hanno usufruito per i loro rifiuti neanche al 5%. Potrei chiudere, quindi, con i soliti stantii attestasi di solidarietà al Comune di S. Arcangelo Trimonte, unico caso in Italia in cui l’estensione e i metri cubi della discarica sono nettamente superiori a quelli del Centro abitato, ma mi astengo per dignità per non aggiungermi a quella processione di battenti politici che prima hanno consentito che il paese divenisse una discarica e poi vi si recano per il “consuolo” chiedendo che vengano finalmente assegnati i fondi per la gestione post mortem, dimenticando che il sito più idoneo per produrre quanto richiesto non è il coram populo della discarica ma gli scranni del Consiglio regionale ove risiedono, a torto o a ragione, alla destra del Padre, in tutti i sensi.
Lucio Lonardo, Presidente ASIA Benevento SpA